JAMES STEWART CHAT! Vid part 1

Scritto lunedì 1 Aprile 2019 alle 15:26.

Articolo by Angelo Fella

Stavamo aspettando il 29 Marzo, così ci annunciò James Stewart tramite i suoi canali social mediante un video, un qualcosa che spezzava questo lunghjissimo silenzio, così ecco il primo video di confessione by James Bubba Stewart!

Parla James!

Finalmente, dopo lunga attesa, “Bubba” parla…
Ne diamo un riassunto, perché tradurre parola per parola 35 minuti di parlato non sarebbe troppo pratico.
In questa prima parte fa un excursus sulla sua carriera, non ricorda la sua prima gara, fu battuto qualche volta, ma ciò non durò troppo a lungo, come ogni bambino che inizia nello sport sognava in grande, di arrivare al top.
Il campionato di cui probabilmente è più orgoglioso è quello del 2009, in quell’anno si scontrò con Reed e aveva 25 punti di svantaggio, alti e bassi, un nuovo team… il più difficile e quindi il più bello.
Si è gustato le battaglie con Chad (Reed) e Ricky (Carmichael), pensandoci ora, da ritirato, con RC se le è godute, mentre con Reed è stato diverso, non sono mai stati amici, belle battaglie, un ottimo e duro avversario, ma non ne ha tratto piacere.
Ricorda le sue più belle rimonte: Toronto 2014 e Indianapolis 2007, forse questa anche migliore di quella in Canada.
Passa a Daytona, dove –incredibilmente- dice che non amava correre e richiama il famoso “WALL JUMP” del 2011, dicendo che non sa percè lo fece, e non lo farebbe più (ridendo dice che ci sono molte cose che non rifarebbe), da lì vien fuori il termine “STEWABLE” storpiatura di “DOABLE” , fattibile, durante il track walk (giro a piedi per valutare la pista), molti dicevano “non voglio farlo, ma è STEWABLE”.

Riguardo alla fine del rapporto con Kawasaki, dice che probabilmente pensavano che fosse finito, e imputa forse questo al fatto che non andasse d’accordo con il Team manager, non conosceva i reali motivi, era solo molto dispiaciuto, avrebbe voluto restare lì per tutta la carriera.
Parla di RC, era un grande, non vuole farne una scusa, ma lui era su un due tempi e quello era un problema.

Correre contro Ricky nel 2005 fu un momento della sua carriera in cui rischiò di “farsi male” mentalmente, veniva da una stagione che dominò su un 125, era abituato a vincere sempre, sin dai tempi precedenti il suo debutto tra i PRO, e invece si trovo a cadere molte volte cercando di spremere la sua moto. L’anno successivo corse con un 450 quattro tempi, un cosidetto 450, ma non era buono. In realtà non ha mai avuto la sensazione -per vari motivi- di poter battere Ricky nell’outdoor.
Nel 2007 stava realmente provando a vincere il campionato, ma niente. Ridendo dice che nel 2008 gli avrebbe spolverato il “sedere”, poi si corregge e dice che se la sarebbero giocata, aveva imparato molte cose. Anche l’incontro con Baker ebbe i suoi effetti, non si alimentava da vero sportivo, invece cambiò, si allenava seriamente ed era CRESCIUTO, la moto era molto migliorata ed era più “vecchio” e le cose cambiano.
Era bello correre con Ricky, specialmente nel Supercoss, lo voleva bettere sempre nel Supercross, perché RC aveva le gambe corte per le whoops, non voleva saltare esageratamente, ma lo faceva se doveva, James glielo riconosce, dice che era pulito, avevano avuto i loro scontri, ma tutto bello.
Record nel Supercross: dice che la sua carriera era basata sul VINCERE, tutti volevano che vincesse, e questa pressione probabilmente gli è costata un paio di titoli. Arrivare secondo o terzo non era abbastanza.
La Perfect Season non fu tanto difficile come velocità, quanto mentalmente, quindi fu costretto a inventarsi motivazioni per continuare, tipo “voglio vincere con un minuto di vantaggio”.
E da questo prende spunto per dire che oggi il modo di correre è cambiato, mentalmente, per esempio dice che pensava che Tomac avrebbe dovuto distruggere tutti, avendo una velocità che lo distingueva da tutti gli altri, e invece ha continuato a vincere gare e finire tipo nono alla prova successiva, quindi vincere titoli per lui è difficile. Pensa che lui, RC, volessero assolutamente vincere e anche Reed- un duro-, ci vuole una persona speciale per essere battuto tante volte eppure continuare a lottare per vincere. Villopoto è forse stato l’ultimo pilota che ha corso con questa mentalità, provare a vincere ad ogni costo. Dungey era SOLIDO, ma per lui contava il titolo, non le vittoria, a differenza sua e di Ricky. Per cui c’è stato sicuramente un cambiamento.
I programmi di supporto agli amatori adesso sono importanti, quindi i ragazzi hanno un’altra mentalità, è tutto più facile. Di sicuro non ci sono forti personalità,
Parla della sua infanzia/gioventù, e di come il fatto di correre lo abbia tenuto fuori dai guai, aveva amci che spacciavano, che finivano sempre in risse, ma l’impegno delle corse lo salvava, quando sgarrava a scuola o per altro, i genitori non gli facevano usare la moto, questo lo ha reso “affamato”, desideroso di guadagnarsi tutto (qui si vedono chiari parallelismi con Carmichael e il nostro Cairoli, n.d.t.), e qui rivela che la FOX, invece di dargli denaro, gli diede il terreno, la proprietà (attuale JS compound), e lui ne fu molto grato, perché portò il suo livello di allenamento ad un piano completamente diverso. Altri tempi.
Adesso ci sono piste ovunque, ogni squadra ha le sue strutture, ciò ha creato una nuova generazione di piloti di livello mediamente più alto.
Dice che dipende tutto da come si cresce, tutti i grandi dello sport sono cresciuti attraverso le difficoltà, fa l’esempio suo, di RC, di Lebron James, e questo gli dà incubi sul futuro dei suoi bambini, avere dei “Soft Ass Kids” (bambini dal culetto tenero), lo dice sempre a sua moglie: “se la devono guadagnare”, vorrebbe dare il mondo ai suoi figli, è già preoccupato, vuole che conoscano il valore delle cose, riflette: “la vita sarà dura”.
James parla anche del suo reality show, dice che avrebbe potuto essere molto migliore, lui non era un festaiolo, quindi la prima stagione fu una forzatura, quando all’allineamento vedeva i promo sul grande schermo che lo ritraevano facendo lap dance si sentiva in imbarazzo, e anche se la seconda stagione fu molto meglio. Non lo rifarebbe, ma comunque, alla fine, non molti possono dire di aver avuto un TV show dedicato.
Durante tutta l’intervista si sentono sempre i bambini, inizialmente James sembra preoccupato per la qualità della registrazione, ma poi si capisce che il suo focus è quello, i suoi bambini, è preoccupato di non riuscire ad essere adeguatamente “severo” con loro , ma poi sorride e dice: “I love those little bastards”.

…to be continued…

Auguri papà Bubba!

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