LOST IN TRANSLATION…..MX!!! #11

Scritto sabato 5 Ottobre 2013 alle 11:18.

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Lost in translation….MX!!!

Articolo by Luca Serafini

 

Eccoci con l’undicesimo appuntamento di questa rubrica seguita dal nostro Luca,  un ritorno al MXoN 2013, dove si possono leggere alcune chicche che sono volate o non percepite… magari non trovano discussione, ed ecco che noi ve le proponiamo da commentare insieme agli appassionati!

Quindi, buona lettura e CLICCATE il link per commentare!

http://forum.mxbars.net/viewtopic.php?f=18&t=69685

 

NDT (Nota del traduttore): dovete lavorare, studiare… ma soprattutto allenarvi in moto, quindi non riuscite a leggere tutto quello che viene pubblicato in rete? O l’inglese non vi aiuta? Ecco un po’ di chicche e curiosità che potrebbero esservi sfuggite, pronte e “cucinate” per una veloce e agevole lettura!

 

Tra tanto trambusto, qualche eco di ritorno dal MXdN…

 

Tony Cairoli: “La sai l’ultima?”

In gara tre ci hai messo un po’ a superare Nagl, ma dopo è stata una vittoria facile.

Tony: “La pista era piuttosto rovinata in alcuni punti e talvolta il sole mi disturbava la visuale, quindi non volevo rischiare troppo. Aspettavo che Max si stancasse, perché sapevo che era reduce da un infortunio. L’ho osservato da vicino fino a che non ho visto il momento buono per passarlo. Poi ho continuato a girarmi spesso, perché ero curioso di vedere cosa stesse facendo il mio compagno di squadra in KTM, De Dycker. Facevo anche un po’ di tifo per il Belgio. Poi lui si è presa la seconda posizione… dopo la gara ha detto che con un giro in più mi avrebbe superato. Buona questa! Mi piace un po’ di umorismo nelle gare!”.

Recentemente hai guidato la 450SX-F nell’ultima tappa del Mondiale e qui sei tornato alla 350. Cosa pensi di fare nel 2014?

Tony: “Non penso che cambierò. Abbiamo delle buone nuove parti da provare per la moto e vedremo. La mia preferenza è per il 350 e direi che è 30/70% in suo favore”.

 

Barcia a scuola: “Ho osservato Cairoli…”

“Era una pista più adatta alle 250, perché era stretta e bucata. Non riuscivi veramente a sfruttare in pieno la potenza del 450. Ho osservato Tony e fa paura in queste condizioni. Cambi di marcia perfetti, veramente fluido. Nell’ultima manche ho cercato di copiarlo e ho guidato molto meglio. Marce alte, incroci di linee, tutto questo pazzo arsenale di tecniche europee.

Ci chiedono cosa possiamo fare per migliorare? Trasferirsi in Europa e guidare su queste piste brutali. Ci facciamo il mazzo, siamo i migliori piloti negli Stati Uniti, ma oggi siamo stati battuti da alcuni piloti più forti di noi”.

 

Il maestro e l’allievo: “Che non accampi scuse!”

MX Vice: Abbiamo visto Dungey fare molte modifiche di regolazioni durante il weekend, specialmente all’ammortizzatore. Aveva problemi di assetto?

Roger De Coster: “Ryan pensa che il problema sia stato la moto, ma è lui stesso. Mentalmente, non è concentrato a trovare la miglior soluzione di guida, a trovare le linee più efficaci. No, non è un problema di moto – ha usato lo stesso set-up di Ken Roczen. Voglio dire, Cairoli è sulla 350, ma ha le stesse opzioni tecniche. Ryan ha bisogno di guardarsi dentro, ora, e in fondo lui lo sa”.

 

Bisogna prepararsi meglio: “Il fattore campo”

Jason Thomas, ex pilota ora commentatore: “All’inizio della mia carriera, nelle piste non c’era la possibilità di bagnare o fresare durante il giorno della gara. L’organizzatore allagava letteralmente la pista durante la notte, le prove della mattina erano un inferno di fango e alla fine della giornata la pista sviluppava croste e polvere. Non era l’ideale, ma era l’unico modo e mi adattavo. All’epoca, canali induriti e buche squadrate erano la normalità nelle gare del National.

Dopo qualche anno, con nuove tecnologie ed equipaggiamenti, i promoter cominciarono a lavorare le piste durante la giornata. I tracciati divennero più divertenti, ma anche più facili e meno tecnici.

A metà degli anni 2000, Steve Whitelock divenne responsabile AMA e volle rallentare le piste. Il suo metodo fu di lasciarle deteriorare durante il giorno della gara. Era un ritorno alla vecchia scuola.

Andato via Whitelock, l’approccio è cambiato nuovamente. Le piste, ora, sono preparate alla perfezione. Dalle qualifiche sulla pista tirata a nuovo, alla prima manche sulla pista appena fresata, la competizione si basa sulla velocità. Gli allenamenti dei piloti vertono su giri sprint e sull’aumento della velocità.

Non so quale sia l’approccio migliore. Ma a Teutschenthal la pista era incredibilmente difficile. I canali, all’inizio morbidi e che perdonavano, rapidamente sono diventati duri, insidiosi e incredibilmente profondi. Il fondo, da pongoso si è trasformato in cemento. In pratica, la pista si stava evolvendo in un modo a cui in America non siamo più abituati. Per gli europei sono condizioni più familiari.

Se vogliamo riprenderci il Peter Chamberlain Trophy, mi piacerebbe vedere i nostri piloti meglio preparati ad affrontare qualunque tipo di condizione dovesse venir fuori. Io so quanto sono bravi i nostri piloti, e vorrei che lo mostrassero al mondo ogni anno al MXdN”.