Sportivi (e non solo) di un Dio minore!!!

Scritto giovedì 12 Novembre 2020 alle 21:58.

Sportivi (e non solo) di un Dio minore

Articolo bu Mauro Marica “MarioCross”

Che si stia vivendo un momento assurdamente tragico anche molto confuso mi pare sia chiaro. Almeno per me gli aggettivi tragico e confuso calzano a pennello. Non voglio soffermarmi su come gli eventi degli ultimi nove mesi abbiamo brutalmente impattato sulla mia vita professionale e di conseguenza familiare, anche perché sono consapevole ci sia chi paga un dazio ben più pesante.

In questa confusione cerchi per il bene della collettività di attenerti alle disposizione. Dai il massimo giorno dopo giorno, settimana dopo settimana, mese dopo mese, decreto dopo decreto. Accetti e applichi con attenzione ogni indicazione e accetti ogni privazione, restrizione sapendo che lo fai per te e per gli altri. Di cose che non comprendo ma che seguo ce ne sono tante, alcune più banali altre più serie. In questa confusione cerco appigli per sopravvivere non solo economicamente ma anche psicologicamente. Cerco di  riordinare la mia vita, trovare qualcosa che possa dare morale ma soprattutto che ti tenga lontano dalla depressione. Mi affido così alle mie passioni, quelle che magari in passato facevo fatica a vivere pienamente, ma che mi davano serenità e mi facevano fare pace con l’universo. Di passioni ce ne sono di ogni sorta, io amo fare sport.

Così arriva l’ennesimo DPCM e con trepidazione aspetto di leggere i provvedimenti che riguardano lo sport, sperando che almeno questa volta mi abbiano risparmiato. Premetto, non sono un avvocato e tanto meno maneggio decreti tutto il giorno, quindi non nascondo che al primo “giro” anche il nuovo DPCM mi ha lasciato confuso e sconfortato: “Noooo dai! Ci hanno bloccato di nuovo”. Anche perché questa volta c’è anche da tenere d’occhio il colore della propria regione. La mia per il momento è tra quelle pallide.

https://www.gazzettaufficiale.it/eli/gu/2020/11/04/275/so/41/sg/pdf

Lo leggo altre dieci volte…….così tra una “e” ed un “ovvero” di congiunzione, virgole come se piovesse, riferimenti a commi e provvedimenti vari……insomma fatico a recepire il contenuto effettivo,mi pare di capire che in materia sport c’è da fare riferimento alle misure indicate con le lettere D, E e F.

La lettera D, autorizza l’attività sportiva e attività motoria all’aperto, in area attrezzate e parchi pubblici.

La lettera E, si sofferma sugli eventi e competizioni precisando che sono consentite solo quelle di interesse Nazionale ed Internazionale sia per gli sport individuali che di squadra e pertanto consente gli allenamenti a chi deve partecipare, siano essi professionisti o non professionisti.

La lettera F, specifica sia la chiusura di piscine, palestre, centri benessere e termali, ma ribadisce che è consentita l’attività sportiva di base svolta all’aperto in centri e circoli privati.

Quindi si può fare sport, pur se con limitazioni alle competizioni.

Ora perché la FMI blocca gli allenamenti e quindi la pratica sportiva dei tesserati sport?  

I tesserati sport, sono per definizione degli asintomatici con elevata carica virale? Non rispettano i protocolli sanitari?

Un tesserato sport dovrebbe essere un affiliato al pari dei “member” e gli “agonisti”, la differenza tra gli associati e solo nel pacchetto servizi sottoscritto. Comprando il servizio sport acquisisci il diritto all’allenamento e quindi alla pratica sportiva. Non capisco, quindi la scelta di non fare gare mi declassa come associato e mi classifica in una categoria di sportivo che non rientra nel decreto?

Il fatto di non gareggiare diventa quindi una discriminante sulla possibilità o meno di fare sport?

Vado a rileggere il decreto, forse non ho capito bene………ma c’è scritto, non dico chiaramente, ma c’è scritto che si può praticare sport.

Perché quindi la mia federazione mi discrimina e mi blocca? Quale è la mia mancanza?

Anche perché non è che il motocross si possa praticare in un parco pubblico o indipendentemente da affiliazioni ad enti preposti. Come pratico il mio sport se non posso accedere ad una pista?

Mi rileggo nuovamente tutto ed inizio a pensare che la questione è tutta in quella lettera E. Anche se mi sembra chiaro che in questo comma si fa riferimento alle competizioni, eventi e relativi allenamenti dei professionisti e non professionisti che dovranno partecipare.

Mi soffermo su quel termini che sembra faccia la differenza: professionista.

Vado a cercare l’effettivo significato della parola “professionista”, visto che magari per una vita ho dato un significato errato alla parola.

Il dizionario riporta: chi esercita una professione intellettuale o liberale (avvocato, ingegnere, medico, ecc.) come attività economica primaria……ma anche: chi pratica una disciplina sportiva come professione.

No, almeno in termini sportivi non sono un professionista, ma di questo ne ero consapevole.

Mi cade l’occhio sui sinonimi: esperto, tecnico, conoscitore, cultore…

Beh messa così, mi sento professionista anche io. Da quando ho 7 anni seguo questo sport che pratico da 27 anni……

Vabbè, battute a parte, i soldi per vivere io non li guadagno(guadagnavo) con lo sport, al massimo i miei soldi finiscono per alimentare il giro economico dello sport…….ma questo sembra non essere importante.

Sempre per evitare errori vado a leggere il “contrario” del termine professionista: dilettante, amatore, improvvisatore

Ecco questa è la mia categoria. Quindi io per il decreto sono un “non professionista” e quindi per loro potrei allenarmi e anche competere in gare nazionali e internazionali. Ma per la mia federazione non sono degno neppure di entrare in un crossdromo così come previsto dal servizio “sport” da me regolarmente acquistato.

In ogni caso in nessuna parte ho trovato scritto che il non gareggiare mi escluda dalla categoria del “non professionista” e quindi dilettante/amatore, ancor meno il non fare gare limiti il concetto di “fare sport”.

Pertanto nella confusione (forse solo la mia) mi pare di capire che il decreto mi permetterebbe di fare sport, quindi allenarmi, ma la federazione (con la quale mi tessero da 27 anni) mi bullizza, della serie: “tu porta il pallone ma poi non giochi”. Mi esclude e mi considera meno di un “non professionista”, meno di un dilettante pur avendo sottoscritto una affiliazione ed aver acquistato un pacchetto servizi che dovrebbe permettermi di allenarmi, fare sport.

Così a tarda serata di una domenica di novembre mi ritrovo annientato nella professione (e non solo), e nell’impossibilità di difendermi dalla depressione praticando lo sport che amo. Ma nel frattempo mi continuano a dire che è un sacrificio che dobbiamo fare tutti per il bene di tutti……..sinceramente a me sto plurale maiestatis inizia ad andare stretto.

Perché sia ben chiaro, nella piena consapevolezza della enorme tragedia che si sta vivendo, il problema non è accettare di non poter lavorare, cosa molto più seria, ne tanto meno accettare di non poter praticare lo sport che ami. So bene che c’è chi ha perso molto di più, quindi in un momento tragico si accetta tutto e si guarda avanti.

Il disturbo che nei mie pensieri scava come un tarlo, è questo marcare in modo ancor più profondo quelle differenze sociali che l’uomo moderno si vantava di aver sconfitto. Questo insistere a scrivere sulla lavagna i buoni e i cattivi divisi da quella rigorosa, fastidiosa riga bianca che si fa sempre più spessa.  Buoni e cattivi valutati con metriche discutibili e applicate con brutalità da chi dovrebbe essere oggettivo, sopra le parti ed equo.

DPCM del 3 novembre 2020. Ultimi aggiornamenti FMI

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