QUARANTINE FLASHBACK – MXoN 2006 by Br1

Scritto lunedì 20 Aprile 2020 alle 19:00.

 
Articolo by Br1 Bruno Carboni
Foto RedBaz and unknow
 
Siamo in lockdown, gare da vedere non ne abbiamo, non so se anche voi per noia abbiate guardato qualche vecchia gara, io l’ho fatto.
Ho visto diverse annate del Nazioni, perché sono gare densissime di contenuti, almeno lo erano.
Molto molto interessante fu il nazioni del 2006 a Matterley Basin, la gara d’addio di Stefan Everts, il pilota più forte di questo mondo, che si doveva confrontare contro il pilota più forte dell’altro mondo, Ricky Carmichael. Tra i due ci fu solo un vero e proprio confronto, nell’edizione 2003, in cui l’americano diede dimostrazione di essere di un altro pianeta, ma nel 2006, dopo la stagione più intensa che si possa raffigurare per un top rider (vi ricordo il titolo sx deciso all’ultima gara, più il campionato national subito dopo contro James Stewart), Carmichael al nazioni presenziò solo da spettatore per via di un infortunio. La squadra americana, comunque quella da battere, fu così composta : Ryan Villopoto Mx2, James Stewart Mx1, e un Ivan Tedesco nella Open, rientrante da un infortunio e chiamato all’ultimo momento a sostituire Carmichael. 
Quindi i presupposti comunque un confronto stellare ce lo avrebbero garantito, ma non quello tra Everts e RC, semmai quello tra Everts e Stewart il quale, per quanto visto fino a quel momento, non aveva certo dimostrato di valere Carmichael, ma onestamente per quanto mi riguarda, se prima della gara mi avessero chiesto di scommettere su qualcuno, avrei scommesso sull’americano.
E avrei sbagliato.
Ma ridurre l’edizione 2006 al solo confronto tra le due punte di diamante sarebbe riduttivo e ingeneroso per tutti gli altri campioni e valori in campo presenti.
Ho rivisto tutte e tre le manche ieri e devo dire veramente che sono state una più bella dell’altra.
E questo grazie a tutta una serie di protagonisti, come Cairoli, come Villopoto, come Ben Townley, i fratelli Pourcel, Steve Ramon, e alla sorpresa Philippaerts il giorno autore di una prova maiuscola in sella ad una cilindrata che non era (ancora la sua)
Non mi soffermerò nei dettagli circa la dinamica delle gare, i sorpassi, le cadute ecc. Son cose che potete vedere da soli, quello che mi interessa maggiormente è invece approfondire certi contenuti che quel weekend ha presentato.
Comunque pronti via, già alla prima manche sembrava che i fatti ci accontentassero dandoci quello che volevamo vedere, in primis l’atteso confronto tra Everts e Stewart … E Stewart sembrava non avesse problemi a tenere il passo di Everts, partito davanti a tutti, ma prontamente raggiunto furiosamente dall’americano … “ora lo fulmina” ho pensato … Poi in una curva in discesa a sinistra, Stewart è impreciso nell’inserimento e si sdraia.
Everts quindi conduce senza affanni, ma salta subito all’occhio una sorpresa, l’altro americano Villopoto, risalito sino in seconda posizione, ma indietro di diversi secondi, sembra tenere, con la mx2, il passo di Everts … Magari pagando qualcosina ogni tanto, ma almeno inizialmente riesce a tenere stabile il distacco, non male per essere al debutto in una gara così importante, a 17 anni al suo primo anno da PRO.
Sicuramente il migliore in quella manche della classe mx2.
Cairoli purtroppo ha avuto rogne nelle fasi iniziali ed è costretto a rimontare, ma comunque lo fa molto bene.
Rimonta anche Stewart, a fine gara va a prendere anche il compagno di squadra … A questo punto diventa interessante dare uno sguardo al distacco tra lui e il battistrada, che avrebbe anche la possibilità di rilassarsi, ma non perde un colpo. Stewart infatti non chiude il gap, neanche di poco e la gara finisce così, tant’è che comincio a pensare che l’esito di una battaglia tra i due sarebbe stato molto meno scontato di quanto avrei creduto all’inizio.
Quindi Everts precede Stewart e Villopoto, poi Pourcel campione in carica della mx2, poi Ben Townley, campione mx2 2004 … Cairoli intanto rimonta fino alla decima.
 
Ma si rifarà nella seconda manche …
 

 

La seconda manche è veramente una figata, parte davanti Tedesco con la Suzuki 450, e dietro è una guerra di mx2, tra Pourcel, Townley, Cairoli e Villopoto.
Villopoto parte dietro Cairoli e lo passa subito. Cairoli si mette dietro senza perdere un metro dall’americano. Piuttosto viene fuori il diverso approccio dei due alle gare, Villopoto in grado di dare il 100% da subito, e Cairoli che ha bisogno di scaldarsi, ma poi è un continuo crescendo. Davanti a loro due ci sono Townley e Pourcel, Villopoto sembra proprio in grado di potersene sbarazzare, Pourcel si autoelimina sbagliando una rampa in uscita di curva, quindi Villopoto passa Townley e sembra proprio poter andare a prendere il compagno di team davanti.
Cairoli rimane lì, deve ancora carburare, ma lo farà.
Villopoto commette un errore stupido e riperde due posizioni, e sembra faticare a riprendere il ritmo … Proprio mentre Cairoli comincia ad andare di brutto, tant’è che in poco tempo avrà la meglio prima su Townley e poi su un Tedesco che vista la condizione comincia a fare il gambero.
Cairoli quindi comincia a mettere seri presupposti per quella che sarebbe poi diventata una delle più grandi soddisfazioni della sua carriera, che ha anche un certo valore storico in quanto nessuno prima di lui aveva vinto una manche al nazioni con la piccola cilindrata, certo quando si correva coi due tempi cronometro alla mano il gap tra le due cilindrate era più ampio, ma comunque tanto di cappello.
Nel frattempo Villopoto riprende il ritmo indiavolato di inizio manche, e a fine gara è secondo confermandosi a parer mio la vera rivelazione della giornata; come ho già detto fare un terzo e un secondo a 17 anni al debutto al nazioni al primo anno da pro penso sia qualcosa che non ha eguali. Ha commesso quell’errore che indubbiamente è stato un torto allo spettacolo, avremmo visto sicuramente una gran battaglia con Cairoli. Cairoli per quanto mi riguarda era già allora un pilota affermato, già campione nel 2005, si prese una bella rivincita su Pourcel che quell’anno gli soffiò il mondiale, ma con cui il giorno non ci fu proprio confronto.

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Quindi manca da rivedere solo la terza manche.
Il giorno la speranza fu quella di vedere ciò che la prima non aveva mostrato, e diciamolo, il nazioni è una gara strana, perché non sempre le attese trovano i riscontri sperati … Per statistica è facilissimo, più facile che in qualsiasi altra gara, che magari uno dei big tanto attesi si incastri in partenza nel gruppo, o capitino sfighe … Vedi Everts nel 2005, o lo stesso Cairoli l’anno impegnato col 450 una tantum …
Quel giorno però, di meglio non avremmo potuto chiedere.
Anzitutto per la bella sorpresa Philippaerts, stavolta lui “sacrificato” sulla 450, che parte in testa e ci rimane parecchio … Nel mentre dietro di lui avviene quello che tutti volevano.
Everts contro Stewart.
Due modi di guidare diametralmente opposti, due stili a confronto, l’uomo di punta del Cross europeo contro quello che il giorno era l’uomo di punta del Cross americano e che poi visto il ritiro di Carmichael lo sarebbe stato … Una lotta c’è stata, ma a vederli guidare dei due di certo quello a suo agio era Everts. Stewart è stato in grado di rendere qualche sorpasso, ma il giorno, assolutamente non è stato all’altezza dell’avversario che si è ritrovato di fronte. E di quale avversario parliamo, parliamo di uno che dopo quella gara si sarebbe ritirato, ma a parer mio ha avuto il suo apice proprio quell’anno. Proprio in quella gara. Sempre a parer mio se avesse continuato avrebbe vinto comodamente almeno altri due mondiali molto probabilmente anche quello successivo, e non me ne vogliano Ramon, Philippaerts (esemplare il giorno, terzo a fine manche) e Cairoli … 
 

Parliamo di un pilota che è stato l’unico a guidare in quel modo, ora proverò a rendere un concetto, spero di sapermi spiegare.

Non so se avete mai gareggiato su quattro ruote, magari kart … O anche su due, però su asfalto.
Una cosa di cui vi sarete resi conto è che in quei contesti, il cronometro paga solo nella misura in cui tutto viene eseguito nella giusta misura, tutto deve essere ottimizzato, tempi di frenata, apertura del gas, ogni aspetto della guida. Insomma, non bisogna assolutamente strafare, altrimenti il cronometro non ti perdona.
Un concetto non proprio in linea col motocross, dove hai buche, salti, canali … Insomma, molto diverso, ma Everts è stato un pilota che negli anni a parer mio si è allenato proprio con questo approccio, e a vederlo guidare chi ha occhio se ne rende conto, mai nulla di inutile, mai mezzo giro di gas in più, mai in meno.
Questo nello sport motoristico “più ignorante” per eccellenza. Insomma, come se avesse una telemetria incorporata e interagisse con essa durante tutta la gara. Morale della favola giro più veloce della gara al penultimo giro, cosa che fece anche Stewart (che ormai aveva accumulato diverso distacco) però un secondo più lento, oltre alla differenza di passo per il resto della manche.
Cosa che stona con le dichiarazioni dell’americano a fine gara che avrebbe detto di aver pensato al risultato di squadra.
Se ti accontenti di stare dietro non fai il tuo miglior giro alla fine. Poi posso sbagliarmi, ma in genere dovrebbe essere così.
Sicuramente non mi sbaglio nel dire che la guida di Everts in una pista come quella e in quelle condizioni ha pagato certamente di più rispetto a quella di Stewart, che forse la sua guida non ha potuto neanche esprimerla. Ma il motocross è anche questo, c’è la pista in cui puoi mettere le ruote dove ti pare e pensare solo ad aprire il gas, e quella invece in cui hai bisogno della testa, della telemetria vivente di Stefan Everts. Che nel quattro tempi secondo me ha trovato il suo invito a nozze.
Mi ricordo infatti quando questo inverno incontrai Tortelli che gli chiesi se fosse d’accordo sul fatto che Everts avesse beneficiato più di altri del cambio di moto da 2 tempi a 4 tempi, e lui rispose “Senza dubbio”. Lui che lo aveva battuto nel ‘98 quando si correva coi 250 2t, ma quando lo riaffrontò nel mondiale 2006 sul 450 la musica cambiò parecchio. E infatti essendo un pilota dal cuore enorme che dava il 110% andò a finire che per cercare di batterlo si fece male sul serio e terminò li la sua carriera.
 
Non ho col tempo rivalutato Everts perché ho sempre pensato fosse fortissimo, il più forte pilota europeo della storia, però recentemente con una mentalità meno da ragazzino ho potuto apprezzare più certi aspetti di guida, vedere quanto facesse strada, la sua guida sempre in piedi e la ruota posteriore sempre in perfetta trazione.
Niente whip, niente scrub … Ma evidentemente per vincere non servono. Sicuramente non a Matterley Basin 2006.
A Matterley Basin l’unico che avrebbe potuto cambiare l’esito di quella gara era fuori dai giochi, ed era lì a guardare la lezione di guida impartita al suo connazionale.
Infatti nonostante una bellissima gara, rimane comunque un grande rammarico, quello di non aver visto la sfida che ci sarebbe dovuta essere, ma non tanto per vedere l’uno o l’altro vincere, solo per vedere quello che i veri appassionati meritavano, non gli idioti anti americani che va bene che vinca chiunque purché non loro (un po’ come gli anti Rossi in moto gp) oppure quelli che sono l’altra faccia della stessa medaglia, ovvero i supporters degli americani giusto perché in quanto tali … E quello che i veri appassionati meritavano era la sfida delle sfide, lo avrebbero meritato loro almeno quanto quell’Everts avrebbe meritato la rivincita di Zolder 2003.
 
Però tutto sommato, penso che ritirarsi come ha fatto lui sia il sogno di ogni pilota, forse questo in un certo senso ha messo la pulce nell’orecchio a Carmichael che esattamente un anno dopo essendosi già ritirato scelse il nazioni a Budds Creek come sua ultima gara, in cui fece un giro di pista pregara proprio con Everts, rendendogli onore davanti ai tifosi americani; questo episodio dovrebbe dare un’idea della stima reciproca tra i due.
 
Ciao !

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