LA GUERRA DEI MONDI – MONDIALE MOTOCROSS 2015

Scritto venerdì 27 Febbraio 2015 alle 00:01.

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Articolo by Alessandro Castellani

La guerra dei mondi

Come avreste reagito 10 anni fa se vi avessero detto che Ricky Carmichael sarebbe venuto in Europa a correre contro Stefan Everts? Ci avreste creduto? Beh, adesso ci ritroviamo davvero i due più grandi campioni di quest’epoca a casa nostra l’uno contro l’altro. E io più ci ripenso più non ci credo!
Per la prima volta, il campionato del Mondo sarà il centro d’interesse del motocross globale, offrendo agli appassionati europei la sfida che sognavano da decenni ed a quelli americani un clamoroso cambio di prospettive sulla loro visione “egocentrica” del cross. Dopo tante critiche, stavolta Giuseppe Luongo si merita tutti i miei complimenti.
Gli americani, eccezion fatta per pionieri come Brad Lackey o Jim Pomeroy, sono sempre stati molto restii a venire a correre il Mondiale, e ne avevano ben donde. Negli anni ‘70 impararono i trucchi del mestiere invitando i campioni europei da loro, poi, a partire dai primi anni ’80, diventarono nettamente più bravi e più ricchi dei vecchi maestri, per cui rimasero nel loro Paese a correre dei campionati più competitivi e redditizi di quelli europei.
Per oltre trenta, lunghissimi anni vincere un titolo mondiale ha comportato sempre l’obiezione degli scettici: “Non basta, bisogna battere gli americani”. Non è un caso che l’unico a godere dello status di “intoccabile” tra gli appassionati europei sia Jean-Michel Bayle: un pilota che si è ritirato a 23 anni, che ha vinto molto meno di Everts, ma che nel 1991 è diventato il primo (e finora unico) a battere gli americani a casa loro. Grazie a quell’impresa, JMB è ancora oggi adorato come una divinità da tutti i fan del Vecchio Continente.
Adesso Antonio Cairoli si trova per le mani un’occasione che nessuno, prima di lui, ha avuto l’opportunità di cogliere: dimostrare che anche gli europei sanno essere padroni a casa loro. E, da lì, godere dell’immortalità concessa solo agli Dei. Per fare ciò, Antonio dovrà compiere un’impresa grandiosa, perché al Mondiale non arriva il classico yankee bollito o di mezza classifica: al Mondiale arriva Ryan Villopoto.
Ora, se siete stati così pazienti da leggere fino qui, vi aspetterete un pronostico, un commento, qualcosa che mi faccia sbilanciare per l’una o per l’altra parte. E invece vi confesso che mi piacerebbe avere anche un solo dato che mi faccia superare l’incertezza più totale. In questi mesi mi sono fatto un po’ di conti.

TITOLI – Dal 2006 (primo anno da pro), Villopoto ha vinto il 66% dei campionati in cui ha partecipato ad almeno una gara (10 su 15) ed è imbattuto dal 2011. Non contando le due stagioni con Martin (in cui corse solo pochi GP), Cairoli dal 2004 ad oggi ha vinto il 73% dei campionati (8 su 11) ed è imbattuto dal 2008. Morale: Villopoto ha vinto di più, ma Cairoli ha una media-titoli più alta.

GARE – Limitandoci all’outdoor, Villopoto ha vinto il 50% delle gare a cui ha partecipato (32 su 64), mentre Cairoli il 42% dei GP (72 su 173). Ovviamente, questi numeri lasciano il tempo che trovano, perché un pilota attacca di più o di meno in base alla sua situazione di campionato; in ogni caso è evidente che non stiamo parlando di due ragionieri.

CONFRONTI DIRETTI – Cairoli e Villopoto si sono affrontati soltanto in tre occasioni, sempre nell’ambito del Motocross delle Nazioni, e non si trovano in pista da 3 anni: nel 2006 Villo vinse l’assoluta della MX2, ma tutti ricordano la grande vittoria di manche di Cairoli; il 2007 fu l’anno di grazia dell’americano, mattatore assoluto a casa sua (davanti persino a Carmichael), mentre Tony fece un flop abbastanza clamoroso; nel 2011 Cairoli uscì di scena dopo appena due giri, rimanendo a guardare Villo e Dungey che festeggiavano. Dal 2011 ad oggi, però, il nostro campione ha accresciuto notevolmente la sua reputazione oltreoceano, grazie alle straordinarie vittorie del 2012 e 2013. Ma gli scettici oppongono che in quelle occasioni Villopoto non correva.

INFORTUNI – Villopoto si è fatto male più spesso di Cairoli, che in 11 anni di Mondiale ha saltato soltanto 5 GP per infortunio. Ad attenuante di Ryan, però, va considerato il maggiore stress psicofisico prodotto da una stagione americana: lì i piloti corrono tutte le settimane e non hanno tempo per recuperare le botte, per cui preferiscono arrivare a fine campionato acciaccati e poi prendersi lunghi periodi di stop per ricaricare le pile. Agli appuntamenti a cui teneva davvero, Villopoto ha sempre risposto presente.

AVVERSARI – Il principale avversario nella carriera di Villopoto è stato Ryan Dungey, che è riuscito a sconfiggere Villo solo nel Supercross 2010 (complice l’infortunio del “roscio”). Le recenti batoste rimediate da Dungey e gli altri americani al Nazioni, però, hanno risollevato di molto l’immagine di Cairoli e di tutto il motocross europeo, al punto che ormai si è arrivati alla conclusione che il livello di competitività dello sport nei due continenti sia pressoché uguale.

CONDIZIONI – Nessun dubbio che entrambi i contendenti siano nel pieno della maturità fisica e mentale. Villopoto non aveva certo bisogno di venire in Europa per elemosinare un ingaggio, né è così matto da rischiare di rovinare 10 anni di carriera al top venendo qui a fare il turista: è chiaro che si sente in forma e che il titolo mondiale è lo stimolo che gli serve per continuare a dare il massimo. Cairoli, dal canto suo, sa benissimo di potersi legittimare come il più grande crossista europeo di sempre, quindi partirà più carico che mai.

TATTICA DI GARA – Rispetto ai primi anni, quando emozionava con rimonte incredibili e battaglie al cardiopalma, il Cairoli delle ultime stagioni è molto più maturo, riduce i rischi e massimizza ogni situazione. Ma correre in questo modo è possibile solo quando si ha sempre tutto sotto controllo e non si sente la pressione degli avversari. Villopoto, invece, ce lo immaginiamo come uno più abituato a spingere al massimo per una gara intera, ma anche più incline all’errore. Bisognerà vedere se Ryan sarà in grado di mettere sotto pressione Cairoli, per vedere come reagirà Tony, o se l’italiano costringerà lo yankee ad andare oltre il suo limite.

ADATTAMENTO – Se Cairoli corre a casa sua, Villopoto è un perfetto estraneo nel paddock iridato. Tuttavia Ryan si è trasferito in Europa da diversi mesi per acclimatarsi e si è scelto come compagno di squadra Tyla Rattray, amico fidato e profondo conoscitore del nostro cross e dell’ambiente-KTM. Ormai, con internet e l’informazione globale, sono finiti i tempi dei “salti nel buio”: Villopoto arriverà alla prima prova preparatissimo.
E allora, che ne pensate? Vi ho confuso le idee, ve le ho chiarite?
Bene, adesso considerate che tutta questa ridda di ipotesi che ho appena fatto non considera l’eventualità, tutt’altro che remota, che nella lotta tra Cairoli e Villopoto s’inseriscano anche altri contendenti. Perché non si corre in due, soprattutto se al cancello ti ritrovi Desalle, Paulin, Van Horebeek, De Dycker e compagnia bella.

Credete davvero che qualcuno di questi leoni non riesca a piazzare la sua zampata?
Insomma, io non vedo l’ora che s’inizi. L’unica cosa che davvero non mi auguro è che qualcuno si faccia male, chiudendo anzitempo il nostro sogno di appassionati. Villopoto ha già detto che non ci sarà una seconda occasione, e allora noi vogliamo goderci questa una tantum dal primo all’ultimo metro.

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