CAIROLI TRA LEGGENDA E RECORD – Inizia il Mondiale!!!

Scritto mercoledì 4 Aprile 2012 alle 16:49.

TRA LEGGENDA E RECORD

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Ed eccoci qui, l’inverno è passato e la primavera è arrivata, con essa anche la stagione Mondiale Motocross, come d’incanto si sveglia tutto, ormoni compresi, anche al nostro Kaiser è partito un prurito alle dita e ha scritto questo pezzo coinvolgente da leggere tutto d’un fiato!

A voi la lettura….

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Natale con i tuoi, Pasqua… davanti alla TV. È questo l’andazzo che, ormai da qualche tempo, abbiamo preso noi appassionati di motocross: tutti seduti sul divano (io sulla cyclette…) a guardare il mondiale MX1 che si corre nel weekend di Pasqua, mentre i parenti ci passano davanti, dietro, sopra e sotto con tovaglie e vettovaglie per preparare la grande abbuffata. Anche quest’anno non faremo eccezione e la cosa, sinceramente, non mi dispiace: Valkenswaard e coratella d’agnello sono un binomio di tutto rispetto!

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Per quanto riguarda i contenuti agonistici della stagione che si sta per aprire, ci sarebbero tanti spunti di cui parlare a lungo, ma voglio concentrarmi solo su un aspetto specifico, anche perché sennò farei un papiro lungo che neanche il Codice di Hammurabi.

L’interesse di noi italiani è quasi completamente catalizzato dalla MX1 e la domanda che ci facciamo è sempre la stessa, da tre anni a questa parte (per fortuna, direi): c’è qualcuno che può soffiare il titolo a Cairoli? Beh, io mi sento di rispondere che quest’anno il rischio è più alto che mai. E mi spiego meglio.

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Escludendo dal ragionamento Joel Robert, che ha corso praticamente nell’età della pietra, nella storia del cross solo sei piloti sono riusciti ad arrivare al traguardo dei cinque titoli mondiali: De Coster, Geboers, Jobé, Everts, Smets e Cairoli (ci sarebbe anche Malherbe, ma i due titoli vinti in 125 valgono come Prix FIM e non come mondiali). L’unico capace di superare tale soglia è stato Everts, mentre tutti gli altri sono arrivati alla quinta iride così stanchi ed appagati che non sono riusciti a migliorarsi ulteriormente. Cairoli, rispetto agli altri, ha ovviamente il vantaggio di essere ancora in attività: è giovane, integro ed è ancora il pilota più forte, quindi le possibilità di incrementare ulteriormente il suo bottino sono reali e concrete. Davanti a sé Tony ormai ha soltanto Everts e tentare di trasformarsi da leggenda a record, raggiungendo i numeri del Re, potrebbe essere l’unica ambizione che può tenerlo ancora motivato nel lungo periodo.

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Tuttavia quello che ad un’analisi sommaria sfugge è che Tony non è per niente vicino alla soglia dei 10 titoli. Per arrivarci deve vincere ancora altri cinque mondiali, cioè deve ripetere pari pari tutto quello che ha fatto fino ad oggi: i sacrifici, le botte, le battaglie, le rimonte, le vittorie, le imprese… tutto. Daccapo come se finora non avesse fatto niente. E un pentacampione del mondo che ragiona come se non avesse vinto ancora niente significa che non è un uomo, è un cannibale perverso! Non è un caso che solo Everts sia riuscito a spingersi così avanti, a vincere l’ultimo mondiale 15 anni dopo il primo e a ritirarsi da imbattuto/imbattibile: immaginatevi Cairoli nel 2020 (cioè 15 anni dopo il primo successo del 2005), trentacinquenne, che è ancora lì, col suo bel 222 dietro la schiena, a vincere il decimo titolo stracciando un vecchio rivale che guida come un folle e poi al Nazioni ad umiliare il pilota considerato più veloce del mondo, di 13 anni più giovane. Ecco, forse così si capisce quanto in realtà sia difficile arrivare a fare quello che secondo l’anagrafe e gli attuali valori in campo sembra tranquillamente fattibile…

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Cairoli è tutto fuorché uno stupido, ha sicuramente già capito quale improba fatica ancora lo attende per arrivare ai livelli di Everts e la risposta a questa sfida forse se l’è già data senza saperlo: a vederlo da fuori Tony non mi sembra un tipo così ossessionato dall’idea di battere tutti i record, come invece sembrava Stefan… lui è più come McGrath, uno che vuole imporre agli avversari la sua supremazia come pilota e come personaggio, ma solo per il gusto di godersi il rispetto ed il successo che ne derivano, non perché c’è un record da raggiungere. Se poi “ci scappa” anche il record… ben venga! È ovvio che stiamo parlando di differenze sottili tra personalità comunque straordinarie, ma magari inconsciamente, nei misteriosi anfratti dell’anima che spingono un uomo ad andare oltre il suo limite (tradotto in linguaggio crossistico, ad aprire il gas più degli altri), Tony potrebbe anche aver già deciso che non vale la pena continuare a sudare e rischiare le ossa per chissà quanti anni ancora e quindi, sempre inconsciamente, ad un certo punto potrebbe cominciare a chiudere il gas.

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Inoltre c’è da dire che tutti i più grandi, compreso Everts, in carriera hanno avuto dei momenti difficili e degli avversari che li hanno messi alle strette; Cairoli, invece, da quando ha iniziato a vincere ha viaggiato sempre a vele spiegate, è stato sempre il più forte. Prima o poi dovrà arrivare anche per lui una grossa delusione (non considero il 2008, l’anno dell’infortunio al ginocchio, come una grossa delusione perché comunque prima di farsi male Tony aveva comunque dimostrato di essere il migliore), ed è realisticamente impensabile che possa riuscire a vincere 8 mondiali di fila, compresi i tre che ha già vinto, per arrivare dritto a quota 10.

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Secondo me questa è una stagione pericolosa, perché gli avversari di Tony sono sempre gli stessi dell’anno scorso e non ci sono nuovi nomi di grido; c’è Paulin, OK, ma non ha ancora vinto nulla e non è un nome “potente” come sarebbe un Reed o un Roczen, o com’era Pourcel l’anno scorso. Questo può portare Tony a prendere l’impegno sottogamba, a sottovalutare la situazione. Gli altri, invece, ormai da anni lo studiano, lo copiano, lo tengono come riferimento, cercano di avvicinarsi a lui e ogni volta che non vincono aumentano la “fame” di batterlo. Magari il nostro ha i famosi “due secondi nel taschino”, ma a forza di non usarli potrebbe anche essersi dimenticato in quale giacca o pantalone l’ha infilati…

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E allora stiamo attenti a Clement Desalle. Il grintoso belga ha un conto aperto con la sfortuna dell’anno scorso, ha una fiducia incrollabile nei propri mezzi e non teme il confronto con Cairoli, a cui ha già dimostrato nel 2011 di saper tenere testa. A chi dice che ricorda Bervoets, l’eterno piazzato dell’era Everts, rispondo che Clement è un pilota ancora in crescita e che a giocarsi un titolo all’ultima gara non c’è ancora mai arrivato, quindi non possiamo sapere se nei momenti cruciali la sua dura scorza si scioglie oppure sa rimanere impassibile come Marco Van Basten quando tirava i rigori. Durante quest’inverno s’è fatto vedere poco, ma a Valence ha stravinto, dimostrando di aver ritrovato la condizione fisica dopo gli infortuni. Se quest’anno ci sarà la sorpresa, il primo a farla potrebbe essere lui… e allora azzardo? Azzardo: io scommetto su Desalle campione del mondo.

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E poi occhio a Frossard. Anche lui, come Desalle, è uno che parte per vincere a tutti i GP e non ha paura di niente, ma non è ancora abbastanza forte sulla sabbia ed e più incline all’errore. Sicuramente nell’inverno ha lavorato per smussare i suoi difetti e penso che alla fine della stagione avrà ridotto il distacco dalla vetta con cui aveva concluso il 2011.

Cairoli, Desalle e Frossard sono i tre grandi favoriti, ma ce ne sono altrettanti che possono tranquillamente inserirsi nei giochi. Il primo è Paulin, di cui secondo me non si sta parlando abbastanza. Questo pilota ha corso tre gare col 450 e ha fatto letteralmente sfracelli; nelle stagioni in MX2 ha mostrato limiti in continuità di rendimento, ma magari il cambio di categoria può dargli qualcosa in più anche sotto questo aspetto: se parte col piede giusto nelle prime gare può fare davvero il botto. Poi c’è Bobryshev, forse il meno talentuoso tra i migliori, che però sopperisce con una grinta ed una fisicità così grandi che lo hanno portato ad essere uno dei piloti più forti del mondo; non penso che abbia abbastanza talento per vincere il titolo, ma sicuramente sarà in grado di ripetere il podio dell’anno scorso e potrebbe essere l’ago della bilancia in molte occasioni. E dulcis in fundo Christophe Pourcel, senza dubbio il punto interrogativo più grande di tutto il mondiale 2012: un pilota geniale, capace di trasformarsi da una settimana all’altra, o addirittura da una manche all’altra. Tanta gente ha perso fiducia in lui per via del flop dell’anno scorso e io sono tra quelli; mi è sembrato davvero troppo spaesato, fragile ed incostante per poter puntare a qualcosa di più di qualche exploit. Però lui è l’unico che ha il talento per stare dietro (e davanti) a Cairoli: se mi smentisce e ritrova la condizione mentale giusta, allora ci vorrà davvero il Tony migliore per batterlo.

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E poi ci sono tanti outsider di gran lusso, che potranno piazzarsi bene e vincere delle gare: basti pensare che a capeggiare questo gruppo c’è un ex campione del mondo come Philippaerts, mica Scoiattolo!

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Insomma… comunque vada io domenica sto davanti alla televisione. Poi magari se a Tony leggendo questo pezzo viene lo schiribizzo di vincere altri 5 mondiali per sfregio… sai che soddisfazione!

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