OFFENSIVA FIM CONTRO IL DOPING!!! Test Reed e Villopoto!

Scritto giovedì 1 Marzo 2012 alle 00:32.

Immagine e articolo by TransworldMx.com

By Michael Antonovich

Traduzione by Luca Serafini

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L’offensiva della FIM contro le sostanze dopanti

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Visto che ultimamente anche all’interno del Bars/Forum ci sono state dissussioni a riguardo e visto che l’argomento è “scomodo” e alimenta tante diatribe tra gli utenti, aumentando le pagine dei topic, quindi allungando gli argomenti portandoli a mille supposizioni, sembra che questo articolo esca proprio a puntino…..a voi la lettura…

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Quasi tutti i visitatori di questo sito, siano essi casuali o appassionati viscerali, sanno quanto lavoro e quanta dedizione ci metta ciascun pilota schierato alla partenza per raggiungere i propri obiettivi. Per ottenere il livello di successo che ha ogni pilota professionista, non vengono risparmiati spese e mezzi. I piloti spendono centinaia di migliaia di dollari per appezzamenti di terreno isolati, lontano dagli occhi curiosi del pubblico e degli avversari, per costruire le proprie piste di allenamento personali che fanno invidia ai tracciati di livello mondiale. Sul posto una palestra con attrezzi che mancano anche alle migliori strutture  può occupare anche un intero piano della casa del pilota, che è addobbata con i ricordi e i trofei delle sue imprese sportive. Si passano ore su inaridite piste di allenamento, passando nella stessa precisa traccia innumerevoli volte, tutto al fine di mettere a punto ogni singolo comportamento della moto. In palio ci sono milioni di dollari, fama e la rara possibilità di vivere il proprio sogno di bambini: tutti questi accorgimenti, che ti possono dare un vantaggio sugli avversari, valgono lo sforzo.

 

Ma perché fermarsi qui nella ricerca della gloria? Come pilota, lo sviluppo della tua carriera è alimentato dalla tua irrefrenabile natura competitiva, la tua voglia di raggiungere il successo con ogni mezzo necessario. Faresti sorpassi in pista giudicati di dubbia correttezza, ti lanceresti sopra ostacoli micidiali con nonchalance e cercheresti di arrivare il più vicino possibile a infrangere una regola senza cadere in un’infrazione. In funzione del risultato ottenuto, questi comportamenti possono marchiare la tua fama in modo positivo o negativo. Se ti viene presentato un mezzo che ti garantisce di aumentare la tua resistenza e dimezzare i tuoi tempi di recupero, sebbene illegale, tu da pilota saresti un ignorante a scartare quest’opportunità.

 

Il doping è il segreto di Pulcinella nel mondo dello sport. Avviene negli spogliatoi e nelle palestre di quasi ogni attività fisica sulla Terra, fornendo al singolo un vantaggio aggiunto sulla concorrenza. Ha costruito e distrutto le carriere degli atleti più simbolici del mondo e si è diffusa fino a livello locale, nelle High School e nelle palestre del Paese. Supporre che non abbia toccato anche il motocross sarebbe da idioti. Si è sempre creduto che il nostro sport sia uno dei più esigenti dal punto di vista fisico ed ha ora cominciato a ricevere l’attenzione del grande pubblico come risultato della sua essenza dura e bella. Gli atleti e gli allenatori del nostro sport sono tra le persone più in forma fisicamente al mondo e di recente sono finiti nel mirino dell’Agenzia Mondiale Anti-Doping (WADA) per i metodi usati per raggiungere questo livello.

 

La WADA è stata costituita come fondazione indipendente con sede in Svizzera nel 1999 ed era inizialmente finanziata esclusivamente dal Comitato Olimpico Internazionale. La fondazione ha poi velocemente ricevuto l’appoggio di vari governi ed ha adottato, nel 2004, il Codice Mondiale Anti-Doping. Il suo utilizzo non è richiesto in tutto il mondo, perché molte federazioni sportive hanno mantenuto le proprie procedure di controllo invece di quelle molto stringenti e rigorose della WADA. La FIM ha invece scelto di utilizzare gli standard WADA: il regolamento di 64 pagine emesso dalla FIM è pieno di termini tecnici, regole, comportamenti a cui tutti devono sottostare. È facile venire sopraffatti dalla complessità quando si leggono le varie sezioni, ma il messaggio è chiaro: nessuna presenza di sostanze proibite, sia volontaria o accidentale, è consentita in un test a un pilota. Ci sono anche sanzioni dure e multe per errori commessi da personale del team o di supporto, che possono creare disastri nella carriera di un pilota.

 

La lista delle sostanze proibite è simile a quella di tutti gli altri principali sport. Non devono essere presenti nei campioni di urina, di sangue o di cellule prelevati all’atleta steroidi anabolizzanti, ormoni della crescita naturali o sintetici, insulina, diuretici. Altre pratiche, più estreme, sono incluse nella definizione delle illegalità, quali per esempio emotrasfusioni per arricchire d’ossigeno, doping genetico, manipolazione chimica o fisica del DNA. Queste possono sembrare impossibili, idee improbabili, ma così come si alza il livello della competizione e si fanno passi avanti nella tecnologia, altrettanto devono aggiornarsi le regole.

 

Alcuni piloti, Chad Reed e il campione in carica del Supercross e National Ryan Villopoto, sono stati avvicinati e prescelti per i test nell’ambito dell’accresciuta presenza dell’Agenzia nella comunità del motocross. I due piloti sono una vetrina dello sport, entrambi pluricampioni e beniamini dei fans, ed entrambi hanno una storia di prese di posizione pubbliche su questioni che non gli andavano a genio. Il veterano Reed è diventato un fautore della sicurezza per i piloti e viene spesso visto discutere di ostacoli e di provvedimenti con il personale dell’AMA e della FIM. Villopoto ha avuto atteggiamenti simili in diverse occasioni, come per esempio la finale del Campionato Outdoor del 2011 a Pala. Per questi due, essere scelti non è stata una sorpresa, ma piuttosto un onore: il risultato dei loro test può dare forma alla percezione che si ha del motocross nel mondo.

 

Per conformarsi ai metodi WADA, entrambi devono sottoporre ogni tre mesi agli ufficiali dell’Agenzia i propri programmi di spostamento e fornire per ogni giorno una finestra di un’ora nella quale può avvenire un controllo a sorpresa. Non farsi trovare o saltare un test viene considerata una violazione del protocollo antidoping e viene registrato come un punteggio negativo nella scheda del soggetto. Tre violazioni comportano una sospensione obbligatoria da parte della FIM e, anche se è previsto un appello, vengono viste come un atto di colpevolezza del pilota. Reed e Villopoto sono stati oggetto entrambi di controlli casuali, ed ecco come ricorda Reed l’evento: “qualcosa come un sogno, avere qualcuno che ti suona alla porta alle 6 del mattino”. I test hanno cominciato ad aver luogo anche durante le gare, per esempio Matt Moss è stato tenuto “sequestrato” per fornire un campione di urina appena sceso dal podio dopo il suo terzo posto a San Diego. Quando un pilota viene sorteggiato, è portato in una stanza privata con un funzionario FIM, un ufficiale di controllo WADA, un accompagnatore di fiducia del pilota e, se necessario, un interprete. In questa stanza, completa di bagno, lavandino e frigorifero per i campioni, l’ufficiale antidoping controlla di persona il prelievo del campione per evitare truffe. “Il tipo deve entrare nel bagno e vedere uscire l’urina. All’inizio è imbarazzante, poi ci si abitua” commenta Reed. “È una misura che devono adottare perché le persone dopate potrebbero avere un contenitore nascosto per truccare il test”.

Sebbene queste misure possano sembrare intense ed intrusive, Reed è convinto che siano dei passi nella direzione giusta, ma solo se vengono eseguite in modo corretto. “Non credo che svolgeranno test con sufficiente costanza da averne dei benefici. Ma mi va bene. Io sono uno dei due che devono farlo al livello più estremo. Io sono sotto controllo dal 31 dicembre dello scorso anno fino a nuova notifica. È dura ed è l’unica cosa che non mi piace di tutto il programma”. Il fatto che il gruppo sotto controllo sia limitato a Reed e Villopoto crea qualche perplessità all’australiano. “Nessun pilota del campionato outdoor, esclusi Ryan e me, deve sottostare alle regole FIM. Il campionato è sanzionato solo dall’AMA, che in proposito ha regole patetiche.  Io contesto questo, perché l’eventuale vantaggio del doping è più evidente nelle gare outdoor che nel supercross.”

Quando gli si chiede se l’utilizzo del doping sia prevalente nel paddock, Reed è stato pronto a esternare la sua frustrazione. “Io non so se qualcuno si dopa. Si hanno sempre dei sospetti su qualcuno. Vedremo. So che Ryan ed io saremo regolari, ma se qualcuno imbroglia e non viene preso, fa parte del gioco”. Se il bersaglio del test viene ampliato e più piloti vengono inclusi nel programma di test, secondo Reed un lato oscuro dello sport potrebbe essere spazzato via. “Ci sono veramente molte droghe leggere che girano nel paddock. Girando ne ho viste molte e non è un aspetto dello sport che vuoi che il pubblico veda. C’è tutto intorno nella società ed è un fatto, ed è triste. Ci sono regole che non lo permettono e se vengono presi, sono presi…”.

Blitz antidoping si sono verificati in quasi tutti gli sport. Il Tour de France è stato avvolto in controversie per anni e solo di recente è stato chiuso, per mancanza di prove, il caso contro il suo golden boy Lance Armstrong. Nel Baseball il caso del 1998 tra Mark McGuire e Sammy Sosa sarà per sempre oggetto di discussioni sulla sua legittimità.

Molti suppongono che la pratica del doping sia diventata comune nel motocross e, con l’assistenza della WADA, la FIM vuole evitare che il nostro sport cada sotto una cattiva luce.

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