UNA BIRRA COL KAISER:Pagelle finali Mondiale Motocross 2011

Scritto mercoledì 14 Settembre 2011 alle 00:06.

Avevo promesso che quest’anno ci sarei stato poco. E infatti poco ci sono stato… anzi, direi proprio per niente! Ma tant’è, scurdammoce ‘o passat’. Non voglio stare qui a parlare di me, c’è talmente tanta carne al fuoco che è meglio tagliare corto e passare direttamente al pagellone di fine anno.

 

A. CAIROLI: 9 E’ un Cairoli diverso quello del 2011, un Cairoli a cui non eravamo abituati. Ha attaccato solo quando è strettamente necessario, sfruttato la discontinuità degli avversari e preferito accontentarsi di un piazzamento piuttosto che rischiare qualcosa in più per cercare l’impresa: in sostanza, ha corso sempre con la spia della guida sicura accesa. Quello che non è cambiato, però, è il risultato finale, che lo vede di nuovo campione con una gara d’anticipo. Vincere senza essere appariscente, spostare la lotta sulle briciole per prendersi la torta in santa pace: ecco la grande lezione che Tony ha imparato da Stefan Everts.

K. ROCZEN: 9,5 Primo titolo mondiale vinto da dominatore, paradossalmente nell’anno in cui ha sbagliato di più. Finora, infatti, non era mai capitato che Ken si complicasse la vita così spesso con le cadute, ma non era mai capitato neanche che partisse come favorito assoluto per il titolo, per cui qualche crisi da pressione eccessiva può essere più che comprensibile: non dimentichiamoci che ha corso ininterrottamente da gennaio, in due continenti, su tre moto diverse (250, 350 e 125) e sempre al top. Ce lo vogliono far passare per un computer, una macchina perfetta per fare motocross, ma le lacrime dopo il traguardo di Gaildorf ci hanno ricordato che Ken Roczen è “solo” un ragazzino di 17 anni con un talento fuori dal comune.

C. DESALLE: 8,5 Finché è rimasto in corsa, era sembrato l’unico abbastanza veloce e continuo da mettere in crisi la tattica prudente ed attendista di Cairoli. Del resto solo lui, nella MX1 attuale, ha la tenacia e la solidità mentale per tenere testa a Tony. Poi, però, è arrivato l’infortunio al campionato belga, che ha costretto Clement a correre una serie di GP da rotto; appena ritrovata la forma (con la vittoria di Loket), è arrivata la seconda botta e l’abbandono definitivo, mentre il nostro campione passeggiava beato verso il quinto titolo.

S. FROSSARD: 8,5 Un pilota che viene scelto nel team Rinaldi è per forza di cose uno che può vincere delle gare, ma in pochi si aspettavano che il ruspante francese sapesse mettersi così bene in mostra all’esordio in MX1, al punto da conquistare il titolo di vicecampione. Certo, il distacco di oltre 100 punti da Cairoli dimostra che c’è bisogno di lavorare ancora, e tanto, per fare l’ultimo salto in classifica, però senza dubbio la classe regina ha acquistato un protagonista per i prossimi anni.

J. HERLINGS: 9 Quest’anno nelle gerarchie del team era la “seconda guida veloce”, cioè quello pronto a subentrare a Roczen in caso di problemi al tedesco, con la promessa che l’anno prossimo lavoreranno tutti per lui; Jeff ha fatto perfettamente il suo dovere, raccogliendo sempre punteggi importanti e piazzando la sua zampata ogni volta che ne ha avuto l’occasione. Sulla sabbia, poi, è più forte di Godzilla.

T. SEARLE: 8 Grande stagione per il pistolero inglese, che, dopo due anni di preoccupante imbrocchimento in America, ha pensato di bene di riprendere l’aereo per l’Europa prima di frantumarsi ed è tornato ai livelli eccelsi su cui ci aveva lasciato nel 2008. Ormai la maturità ce l’ha e la velocità l’ha ritrovata: il 2012 può essere davvero il suo anno.

E. BOBRYSHEV: 8 Non serve andare tanto indietro come dicono per ritrovare una Honda che vince un GP: c’era riuscito anche Tanel Leok l’anno scorso, in Spagna. Quello che mancava, però, era una stagione di vertice, in lotta per il podio praticamente in tutte le gare e con il marchione “Honda” ben in vista ad ogni partenza. Forse Bobryshev non vincerà mai un titolo, almeno finché c’è Cairoli, ma era quello di cui aveva bisogno la Honda per ripartire col suo progetto: un pilota giovane, veloce e motivato. L’esatto contrario di Albertson o De Reuver.

R. GONCALVES: 7 Anche per l’altro pilota di Martin è stata un’ottima stagione, alla larga dagli infortuni e sempre tra i primi dieci, anche quando il cancelletto di partenza era pieno di tutti i più forti. Miglior momento dell’anno il podio sfiorato in Belgio per colpa della moto abbrustolita all’ultimo giro e quello centrato a Loket la settimana dopo.

G. PAULIN: 6,5 Mai realmente in corsa per la vittoria in MX2, se si esclude la splendida galoppata solitaria di Teutschenthal, Gualtiero ha incrementato il suo bottino di successi con la comparsata in MX1 a Fermo, dimostrando di nuovo (come già fatto al Nazioni di Franciacorta nel 2009) che la 450 può essere la moto in grado di svoltare la sua carriera, giunta ormai a un binario morto in MX2.

D. PHILIPPAERTS: 5 Un lampo in Brasile, qualche altra buona manche piazzata qua e là, ma questa stagione lo ha retrocesso inesorabilmente a seconda guida del team Rinaldi, dietro ad un Frossard molto più continuo e combattivo. La storia della sua carriera ci insegna che, ogni volta che era sull’orlo del baratro, David è sempre riuscito a superare la crisi ed uscirne più forte; speriamo che questo periodo di pausa imposto dall’infortunio gli permetta di ritrovare dentro di sé quel “demone di Imola” di cui quest’anno era solo lontano parente.

M. NAGL: 5 Anche per lui, come per Philippaerts, troppo poco. Era partito forte, riuscendo anche a vincere una manche a Valkenswaard, poi è calato e non è più riuscito a tornare coi primissimi. Si è scoperto che ha corso per mesi con le infiltrazioni alla schiena e questo lo ha sicuramente condizionato, ma allora quello che sfugge è perché a Lommel è riuscito ad andare forte nonostante i problemi fisici.

T. LEOK: 5 Un paio secondi posti piazzati così, quasi “a caso”, nel corso dell’anno non erano quello che ci si aspettava da lui. Non è mai stato il massimo della continuità e non è certo un pilota per puntare al titolo, ma non è neanche uno da dodicesimo posto finale, con davanti tanti piloti che non hanno nemmeno finito la stagione. Vedremo l’anno prossimo se è stata la TM a limitarlo, oppure se Tanel ha effettivamente imboccato il viale del tramonto.

M. ANSTIE: 7 In una MX2 noiosa che più noiosa non si può, uno dei pochi spunti d’interesse viene dalla stagione del giovane connazionale e compagno di squadra di Searle, anche lui andato in America per fare sfracelli, anche lui tornato con la coda tra le gambe e anche lui protagonista di una buona stagione in Europa. Non ha mai vinto e l’unico podio l’ha fatto nella gara finale a Fermo, ma è sempre stato coi primi e ha portato a termine la stagione senza infortuni. Non sarà un fenomeno, ma è sicuramente un buon pilota.

J. TIXIER: 5 Campione in carica della 125, è venuto al mondiale per mettere in mostra il suo potenziale, forte anche di una moto buona (la KTM del team di Jacky Martens), ma raramente è riuscito ad entrare nei primi 10. L’anno prossimo, come premio per questi risultati sfavillanti, entrerà nel team ufficiale. Boh…

A. LUPINO: 6 Arriva alla sufficienza (striminzita) grazie ai risultati degli ultimi due GP, corsi con non meglio specificate “migliorie tecniche” alla sua Husqvarna, che hanno dimostrato come sia stato realmente penalizzato dalla moto per tutto l’anno. Certo, anche con una KTM ufficiale non avrebbe fatto sfracelli, però anche il fatto che il suo compagno di squadra Leib non abbia concluso praticamente nulla depone a suo favore. In generale, meglio il 2011 del 2010.

D. GUARNERI: 4,5 Brutto passo indietro per il Pota dopo il bel debutto dell’anno scorso: mai davvero protagonista, spesso a terra e fuori dai primi 10. La miglior manche della stagione è stata la prima, a Sevlievo, conclusa al quinto posto; da lì in poi s’è spenta la luce. Speriamo che qualcuno la riaccenda, almeno per il Nazioni.

K. DE DYCKER: 4,5 Prosegue la sua involuzione il gigante belga, che ha ormai imboccato ampiamente la strada della mediocrità: tre quarti di stagione passati ai margini della top ten, senza neanche un piazzamento sul podio e con prestazioni ai limiti dell’indecenza, prima di abbandonare tutto per infortunio. Purtroppo è il destino di molti dei piloti “tutto fisico”: per emergere ci vogliono una cattiveria ed uno spirito di sacrifico non comuni, che devono arrivare a compensare le carenze tecniche, e appena si allenta un po’ non si riesce più a recuperare. Di Joel Smets ne nasce uno ogni 15 anni.

C. POURCEL: 7 Mesi e mesi di capricci in America gli hanno fatto perdere credibilità al punto che, per trovare una moto con cui finire la stagione, è dovuto tornare in Europa. Anche qui era partito col piede sbagliato, poi, dopo la prima manche di Loket, qualcuno deve avergli ricordato che è uno dei migliori piloti al mondo e che era ora di svegliarsi. Da lì ha ripreso a guidare, vincendo delle manche e sfiorando il successo assoluto in Gran Bretagna; se lavorerà come si deve sul fisico e sulla mente, l’anno prossimo potrà essere lui l’avversario che finora manca a Cairoli.

J. VAN HOREBEEK: 5 Davvero troppi infortuni per lui quest’anno e perdipiù, quando ha corso, non ha mai fatto stravedere, ad eccezione del podio di Lommel. Seconda occasione l’anno prossimo per rimanere in orbita KTM, a patto che sappia sfruttarla meglio.

A. TONUS: 7 Buona stagione per il giovane svizzero, che ha confermato anche con la Yamaha Dixon di essere un pilota costante ed affidabile; gli manca il guizzo per vincere, ma di questi tempi, con la facilità con cui ci si infortuna, avere uno che ti porta sempre la moto al traguardo è quasi più importante.

S. SIMPSON: 4,5 Assolutamente anonima la sua stagione di debutto in MX1. Lo scozzese non è più lo stesso dopo il tremendo schianto del 2009 e la parabola verso team di secondo piano è inesorabilmente cominciata.

S. RAMON: 5 Molto probabilmente è stata la sua ultima stagione nel mondiale. Dopo circa 15 anni di gare ci saluta uno dei piloti più tecnici dell’ultima generazione, un professionista impeccabile e, checché se ne dica, un due volte campione del mondo. Avrebbe meritato di chiudere la sua carriera in un modo diverso, certamente non con un bruttissimo infortunio giunto quasi alla fine di un campionato molto al disotto della sua fama.

K. STRIJBOS: 6 Si riprende, almeno parzialmente, dalle ultime annate passate più in infermeria che in pista. Non ha più il passo per vincere Gran Premi, ma almeno ogni tanto ha piazzato qualche buona manche e, da quando gli hanno dato la moto ufficiale di Ramon, è sempre stato nei primi 10, sfiorando anche il podio a Fermo.

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