UNA BIRRA COL KAISER:i mondiali piu belli(episodio12)

Scritto sabato 12 Marzo 2011 alle 10:48.

Immagino che in tanti stavate aspettando l’articolo di questa settimana, ma si sa… dulcis in fundo! Daniele Sinatra, infatti, ci farà rivivere il mondiale 250 del 1998, quello del mitico scontro tra Everts e Tortelli, durato una stagione intera e concluso solo dall’ultima prova. In quel periodo la 250 è senza dubbio la classe regina del motocross: le 500 2T sono state abbandonate dai costruttori perché non hanno più mercato e le nuove 4T sono ancora alla fase embrionale, per cui gli sponsor, l’attenzione dei media e i piloti migliori sono confluiti quasi tutti nella quarto di litro, che non a caso è un campionato con delle regole particolari per garantire più visibilità ed appetibilità: rispetto agli altri, fermi alle tradizionali 12 prove, si sviluppa su un numero di GP maggiore, ha abolito il colore obbligatorio delle tabelle porta numero (la 125 rimane nera, la 500 gialla, mentre la 250 passa da verde al colore libero) e già da qualche anno è protagonista di GP sperimentali a classi unificate. Di lì a poco il mondiale diventerà in prova unica per tutte e tre le cilindrate e queste regole saranno automaticamente espanse anche alle altre categorie.

1998 (250 cc): GLI OCCHI DELLA TIGRE

 

Il mondiale motocross classe 250 del 1998 viene a tutt’oggi ricordato come uno dei più belli in assoluto per i tanti colpi di scena che si sono susseguiti durante la stagione, sino all’incredibile epilogo dell’ultima prova disputata in Grecia.

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I grandi protagonisti di questa storia sono due pesi massimi del mondialcross di fine anni 90: Stefan Everts e Sebastien Tortelli. Everts ha già vinto quattro titoli mondiali, gli ultimi tre consecutivi nella classe 250, ed è considerato senza ombra di dubbio il numero 1 assoluto del cross europeo; Tortelli è un ragazzo francese di bell’aspetto e grande talento, passato in 250 nel 1997 dopo aver stravinto il mondiale 125 nel 1996. Già nel ‘97 i due avevano cominciato a duellare, dando vita a scontri intensissimi (su tutti la battaglia al fotofinish nel GP d’Italia a Cingoli), ma la lotta si era conclusa anzitempo per un infortunio patito da Sebastien, così Stefan aveva potuto portare a casa senza problemi il suo quarto alloro iridato.

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Per la stagione 1998 niente è cambiato: Everts si presenta di nuovo in sella alla sua fida Honda HRC gestita dalla squadra di Dave Grant, mentre Tortelli è sempre in sella alla Kawasaki del team del compianto Jan de Groot. Insieme a loro ci sono altri pretendenti al titolo di altissimo livello, andando a formare un parco partenti davvero straordinario: Tallon Vohland e Mickael Maschio sono i due alfieri del team Yamaha Rinaldi ed in particolare l’americano parte con toni bellicosi, visto che anche l’anno prima era stato in lotta per il mondiale fino alla gara di Cingoli, dove si era infortunato nel salto della cava (si dice tentando di saltare i due tronconi della discesa a mo’ di doppio!); Pit Beirer, in sella alla Honda del team tedesco Pamo, nel 1997 ha finito il mondiale al terzo posto e al Cross delle Nazioni di Nismes ha stracciato tutti gli avversari, per cui è uno dei favoriti d’obbligo; il team Suzuki schiera due piloti temibili come Werner Dewit e Marnicq Bervoets, per tre anni consecutivi vicecampione dietro ad Everts; lo svedese Joakim Karlsson è già da diverse stagioni uno dei top rider e corre con la Honda del team inglese RWJ; Yves Demaria ha lasciato il team Rinaldi ed è passato alla Kawasaki di De Groot, dove si trova in tenda con Tortelli, mentre Frederic Bolley è il compagno di squadra di Everts alla Honda ufficiale.

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Per affrontare la stagione Everts ha preferito effettuare la preparazione invernale al caldo della Spagna, mentre Tortelli è andato negli USA, sua futura destinazione, per prendere le misure col Supercross e, tra lo stupore generale, ha anche vinto la prova inaugurale del campionato, nel mitico Coliseum di Los Angeles, superando uno ad uno tutti i migliori specialisti americani.

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La prima prova del campionato si disputa in Spagna, a Talavera, su una pista trasformata in un acquitrino dalla pioggia. Pit Beirer apre la stagione con una vittoria, ma è costretto al ritiro nella seconda batteria; con un secondo e un primo di manche, quindi, è Everts a vincere il GP, mentre Tortelli è secondo assoluto in virtù di un terzo e secondo posto. Il campione del mondo concede il bis ad Agueda, in Portogallo, pur incontrando una strenua resistenza da parte di Vohland (vincitore di gara-1) e di Beirer (a podio in entrambe le manche); delude Tortelli, che termina quarto assoluto, molto staccato dalla vetta.

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La terza prova si disputa in Olanda, a Valkenswaard, ed i favori del pronostico sono tutti per lo specialista Everts; Stefan però cade nella prima manche in un contatto con Vohland e finisce quarto, vince gara-2 ma deve inchinarsi a Tortelli, che con un primo e un secondo si aggiudica il suo primo GP stagionale.

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La vendetta di Everts non si fa attendere. Il quarto appuntamento è in Francia, a Villars sous Ecot, e Tortelli è ovviamente attesissimo. Il giovane francese scatta al comando in gara-1, ma la pista è molto viscida a causa della pioggia caduta nella notte e Stefan mette in mostra tutte le sue straordinarie doti di guida, involandosi ben presto al comando; Sebastien, innervosito dalla facilità con cui il rivale lo distanzia, scivola un paio di volte e termina la manche al terzo posto, dietro anche a Fred Bolley. In gara-2 la pista si è asciugata ma il copione non cambia: Everts, ormai padrone della situazione, si porta subito in testa e fugge imprendibile, mentre Tortelli deve accontentarsi della piazza d’onore e di una severa lezione impartitagli dal campione davanti al suo pubblico.

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Due settimane dopo si corre in Belgio e i ruoli s’invertono. Nella pausa tra una gara e l’altra il grande protagonista è stato Jan de Groot, che ha saputo lavorare egregiamente sia sulla Kawasaki ufficiale che sulla testa del suo pilota; Tortelli, infatti, arriva nelle Fiandre trasformato, convinto dei suoi mezzi e perfettamente a suo agio con la moto, che ora definisce “quasi perfetta”. Il risultato è una doppietta che restituisce prontamente lo “schiaffo” ad Everts, due volte secondo e pesantemente sconfitto nella sua gara di casa. Dopo 5 GP il mondiale è già un affare tra questi due piloti, che si sono dimostrati, per velocità e continuità, nettamente superiori alla pur agguerritissima concorrenza: Everts guida con 181 punti e Tortelli lo segue a 169; gli altri rivali si sono persi per strada ed il primo degli inseguitori è Beirer, fermo a quota 125 punti.

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Sesta prova in Inghilterra, a Foxhill, dove Tortelli conferma il suo splendido momento di forma e conquista un’altra doppietta, di nuovo davanti ad Everts, che così cede altri 6 punti. Il GP seguente si disputa in Italia, ad Asti, e stavolta è Stefan a prevalere, con un primo ed un secondo di manche; Seb vince gara-2, ma nella prima manche deve cedere la piazza d’onore ad un Bolley in gran forma e quindi lascia sul piatto 2 punti al rivale.

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Finora, dopo sette gare, nessuno è ancora riuscito a strappare una vittoria assoluta al binomio Everts-Tortelli e la loro supremazia è tale che si comincia a pensare che per quest’anno nessuno ci riuscirà mai. In Repubblica Ceca i due danno vita ad un duello da cardiopalma nella prima manche, che vede prevalere Sebastien per soli 4 decimi di secondo su Stefan; in gara-2, però, Pit Beirer trova la sua giornata di grazia, riesce a resistere strenuamente agli attacchi di Everts e porta a casa una vittoria che, unita al terzo posto della prima manche, gli vale il successo assoluto, seppur a pari punti con Tortelli (terzo in gara-2 a causa di problemi di alimentazione).

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Si torna in Italia, a Montevarchi, dove Stefan e Seb si spartiscono primi e secondi posti, mantenendo immutato il distacco, mentre in Venezuela la classifica subisce una piccola scossa, in quanto Tortelli conclude la manche vinta da Everts non al solito secondo posto, ma al quinto causa una scivolata durante l’ennesimo duello.

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L’equilibrio è così forte che nessuno dei due avversari riesce a rompere la situazione di stallo e dare uno scossone decisivo alla classifica; ci vuole un episodio esterno, che arriva prontamente al GP del Brasile, disputato sulla pista di Belo Horizonte. Tortelli, dopo aver vinto alla grande la prima manche, si scontra con Everts al via della seconda; Sebastien riesce a rimanere in piedi, mentre Stefan cade ed è costretto a ripartire ultimo, producendosi in una rimonta eccezionale che lo vede concludere quarto. Tuttavia la Honda del campione del mondo non supera la prova fonometrica di fine manche a causa dei danni subiti dal silenziatore nella caduta in partenza, pertanto, su reclamo del team De Groot, Everts viene estromesso dalla classifica. Con la vittoria di gara-2, che gli vale una doppietta, Tortelli conquista la vetta della classifica con 10 punti di vantaggio su Stefan.

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La riscossa di Everts non tarda ad arrivare e nei tre GP seguenti, in Germania, Belgio e Polonia, arrivano altrettante doppiette, con dimostrazioni di forza a tratti imbarazzanti. Sulla pista belga di Mol, per esempio, Stefan rifila distacchi abissali a tutti ed arriva persino ad umiliare il campione del mondo della 500 Joel Smets, che ha deciso di correre una gara nella 250 come wild card (nello stesso periodo, tra l’altro, Everts fa l’inverso, andando a correre il GP di Namur della 500 e stracciando tutti); Joel non ha grande confidenza con la quarto di litro a 2T, naviga ai margini della top ten e nella prima manche riesce ad evitare l’onta del doppiaggio solo grazie alla richiesta esplicita del team HRC ad Everts di non umiliare il connazionale. Tortelli non arriva a questi livelli, ma neanche lui può nulla contro lo strapotere di Stefan e non gli rimane che limitare i danni con podi a ripetizione.

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A due gare dal termine il campione in carica conduce la classifica con 14 punti di vantaggio sul giovane rivale e, nonostante l’esiguo vantaggio, gli addetti ai lavori pronosticano una facile vittoria per Stefan, considerato lo stato di forma mostrato nelle ultime gare.

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Tortelli, però, non è di quest’avviso e in Svizzera, nella magnifica pista di Roggenburg, decide di giocarsi il tutto per tutto: guida al massimo, concentrato e veloce come non mai, e coglie una splendida doppietta che gli permette di tenere vive le speranze; Everts capisce che provare il confronto diretto con un Seb in quelle condizioni sarebbe troppo rischioso e si accontenta di concludere tutte e due le manche alle sue spalle, dichiarandosi tranquillo e fiducioso degli 8 punti di vantaggio rimasti, visto che anche così nell’ultima prova gli basterà arrivare dietro al rivale per portarsi a casa il titolo.

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Il GP decisivo si corre in Grecia, a Megalopolis. La vigilia è agitata in quanto la Kawasaki, per dare una mano a Tortelli, ha deciso di invitare a disputare il GP lo statunitense Ryan Hughes, un pilota notoriamente aggressivo al quale, però (su reclamo del team Honda di Everts), viene rifiutata l’iscrizione poiché arrivata fuori termine.

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Superate le vicissitudini burocratiche, è tempo di scendere in pista. In gara-1 Beirer parte in testa, ma viene ben presto sopravanzato da Everts e Tortelli; Stefan sembra avere la situazione in pugno, conduce tranquillamente e gestisce il vantaggio sul francese, ma ecco che accade l’imprevisto: forse per un eccesso di rilassatezza, il pilota Honda cade e viene superato sia da Tortelli che da Beirer; innervosito dall’errore, Everts non riesce a riprendere il ritmo e taglia il traguardo al terzo posto, talmente stanco da non riuscire neanche a presentarsi alla conferenza stampa di fine manche. Tortelli è invece carichissimo e, con i 5 punti recuperati, ha praticamente raggiunto il rivale, perché in caso di sua vittoria nella seconda manche andrebbe a pari punti e conquisterebbe il titolo per il maggior numero di manche vinte; in altre parole a Stefan non è più sufficiente concludere secondo dietro a Sebastien per diventare campione.

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Nella manche finale i due rivali si presentano dietro al cancelletto con stati d’animo completamente diversi: Tortelli, come un predatore che ha fiutato la sua preda, ha gli occhi letteralmente iniettati di sangue, Everts, invece, dopo la scivolata di gara-1 ha perso la sua tranquillità e ora sembra in preda all’ansia per una situazione che gli è sfuggita di mano e che deve affrontare in modo diverso da come aveva previsto. Al via Stefan parte in testa ed allunga, ma a metà gara viene raggiunto da Sebastien, che lo infila senza pietà, e a quel punto il campione, quello stesso pilota che per ben tre anni consecutivi era stato un mostro indistruttibile per qualsiasi avversario e qualsiasi avversità, crolla clamorosamente. Tenta una reazione, ma è scomposto, impreciso, disorientato: esce di pista, una fettuccia di plastica gli rimane incastrata nella ruota posteriore e cade di nuovo; si rialza, la ruota è libera, ma è la sua testa ormai a non esserci più, tanto che si lascia sfilare da altri concorrenti e termina la gara solo al settimo posto, mentre Tortelli vince facilmente e diventa campione del mondo! Il francese, ovviamente, è fuori di sé per la straordinaria impresa compiuta al termine di una stagione corsa su livelli eccezionali, mentre Everts taglia il traguardo e scoppia in lacrime, consapevole di aver corso forse la stagione più bella della sua carriera (almeno fino a quel momento) e di aver clamorosamente ceduto di testa proprio nel momento in cui bastava solo tenere i nervi saldi e gestire la situazione.

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Sul risultato finale, oltre che la crisi psicologica di Everts, ha influito anche il comportamento di Pit Beirer: il pilota tedesco, pur correndo per la Honda, nella prima manche non ha dato strada a Stefan perché ha appena firmato un contratto con il team di Jan de Groot per il 1999 e perché è in forte polemica con Dave Grant, il manager di Stefan, che si è intromesso nei rapporti tra la Honda ed il team Pamo (la squadra di Pit), impedendo che al tedesco arrivassero i pezzi factory promessi a inizio anno dalla Casa alata. Forse era destino che questo GP dovesse essere segnato dalle polemiche (come del resto succede ogni volta che il mondiale è deciso da un’ultima gara così ricca di suspense): si era iniziato con la polemica su Hughes e si è finito con quella su Beirer.

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Al termine di questa esaltante stagione, che lo ha visto conquistare il suo secondo titolo iridato, Tortelli abbandona l’Europa per proseguire la sua carriera negli USA, in sella alla Honda ufficiale, cercando di emulare le gesta del suo grande connazionale Jean-Michel Bayle. La sua avventura americana, però, sarà costellata da tantissimi infortuni, che non gli consentiranno di vincere nessun titolo, anche se in un paio di occasioni andrà molto vicino alla vittoria del campionato National 250 (nel 1999 in particolare).

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Dopo la sconfitta in Grecia, invece, per Everts comincerà un calvario lungo due intere stagioni, con brutti infortuni, pochi successi e tanti momenti bui che ad un certo punto faranno temere addirittura per il prosieguo della sua carriera. Saltati quasi completamente i mondiali ’99 e 2000, nel 2001 Stefan risorgerà separandosi dal suo manager Dave Grant ed approdando alla corte di Michele Rinaldi, che gli affiderà le sue Yamaha 450 ufficiali da far correre nel mondiale 500. Questo connubio porterà Everts a battere tutti i record e ad entrare nella leggenda del motocross come “il più grande di sempre”: con la Yamaha del team di Parma, infatti, il pilota di Bree conquisterà 6 titoli mondiali consecutivi, portando a 10 il conto totale, ed arriverà all’incredibile cifra di 101 GP vinti, prima di ritirarsi, da imbattuto, nel 2006.

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Proprio il 2006 sarà l’anno della grande rivincita di Stefan. Dopo il 1998, infatti, lui e Tortelli non si incontreranno più in pista (tranne che nel Nazioni 2005, anche se in categorie diverse), fino a quando, nel 2006, Seb tornerà nel mondiale come pilota ufficiale KTM in cerca di riscatto dopo gli anni sfortunati in America, rinnovando quindi lo storico duello. Stavolta, però, sarà Everts il pilota più solido dei due e alla terza prova del mondiale, il GP di Portogallo, avrà la meglio in uno scontro indimenticabile, concluso solo da una caduta da cui purtroppo Tortelli uscirà con l’ennesimo infortunio, quello che ne chiuderà definitivamente la carriera. Otto anni dopo, quindi, Stefan avrà finalmente quella vendetta sportiva che gli mancava per cancellare l’ultima macchia di una carriera semplicemente irripetibile.

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Al prossimo appuntamento per la puntata finale:

1992: DUE PUNTI SULLA KAPPA

 

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