UNA BIRRA COL KAISER:I mondiali piu belli(episodio 10)

Con un bel balzo all’indietro, passiamo dal mondiale più recente a quello più vecchio trattato nella nostra rubrica. Questa settimana, infatti, Fabio Foresio ci riporterà all’epoca poco più che pioneristica dei primi anni ’70 e ci racconterà il mondiale 500 del 1973.


1973 (500 cc): QUANDO I MONDIALI ERANO DEGNI DI CHIAMARSI TALI

Anni ’70, camicie a quadri, pantaloni a zampa d’elefante, i Led Zeppelin, i Black Sabbath e i Deep Purple iniziavano a dare vita a una forma di Hard rock molto pesante, i primi esempi di Heavy metal.


E il motocross? Beh… il motocross stava subendo enormi cambiamenti: la 500, che era la classe regina, aveva ottenuto la denominazione di “mondiale” nel 1957, la 250 aveva potuto fregiarsi di tale nome nel 1963, mentre invece la 125 avrebbe dovuto aspettare ancora un po’, il 1975 per l’esattezza (nel 1973 e ’74 il campionato fu chiamato Prix FMI ed entrambe le annate furono vinte da Andrè “Dedè” Malherbe). Le moto avevano subito diverse modifiche, non erano più le pesanti AJS o BSA del dopoguerra e i giapponesi erano già entrati prepotentemente sulla scena mondiale.


Nel 1973 la Yamaha da vita ad una vera rivoluzione tecnica in fatto di sospensioni, adottando (ispirandosi a prototipi realizzati da artigiani) il sistema “Cantilever”, ovvero il mono ammortizzatore posteriore.  Inoltre, per quanto riguarda la parte termica, sempre Yamaha, alla ricerca di una moto sempre più guidabile, introduce l’uso dell’ammissione lamellare (anche in questo caso non si tratta di una novità assoluta in quanto esistono notizie di applicazioni simili a partire addirittura dal 1910).

Concentriamoci sul campionato mondiale 500 del 1973. Ci sono molti piloti in grado di lottare per il titolo, in un campionato di 10 GP da due manche ciascuno. Tra i più accreditati il gigante belga Jaak Van Velthoven su Yamaha, l’olandese Gerrit Wolsink (soprannominato “il dentista volante” perché quando ha cominciato a correre da professionista stava studiando odontoiatria) su Maico, lo svedese Bengt Aberg, campione del mondo nel biennio 1969-1970, con la Husqvarna, l’americano Brad Lackey, deciso ad inseguire il suo sogno di vincere un campionato del mondo (all’epoca, ricordiamo, sono gli europei ad essere i maestri degli americani), che si presenta al via con una Kawasaki ed un supporto minimo dalla Casa. E poi ci sono i due che si contenderanno il titolo fino all’ultima gara: il tedesco Willy Bauer ed il belga Roger DeCoster. Willy Bauer, dalla Germania Occidentale, è pilota ufficiale Maico ed è salito alla ribalta grazie alle gare Trans AMA della fine del 1972, in cui si è messo in grande evidenza. Roger DeCoster, dal canto suo, non ha bisogno di molte presentazioni e nel 1973 è già affermato come un mito della specialità: pilota ufficiale Suzuki, è il campione in carica da due anni (1971 e ‘72) e si presenta al via deciso a fare il tris. Ma… c’è un “ma”. Poco prima che la stagione abbia inizio, soprattutto per via delle continue pressioni da parte delle Case europee, che già sul finire del 1972 avevano fatto fronte comune, la Federazione Internazionale decide di aumentare per regolamento il peso minimo delle motociclette ammesse alle competizioni; la normativa sembra indirizzata esplicitamente a penalizzare la Suzuki, che sta introducendo le leghe leggere sulle sue moto e sta acquisendo un vantaggio tecnico notevole sulla concorrenza. La Casa giapponese, ovviamente, non è contenta di tutto questo, anche perché i mezzi per i campionati ‘73 sono già pronti e le nuove regole impongono di rivoluzionarli completamente senza avere il tempo di farlo, visto che la stagione agonistica è ormai alle porte: l’unica soluzione è sostituire molte parti in alluminio e titanio con altre in ferro o acciaio, in modo da aggiungere 25 libbre di peso e rientrare nei limiti imposti dal regolamento. Ciò influisce negativamente sull’assetto e la maneggevolezza delle motociclette, così i due piloti Suzuki belgi, DeCoster e Sylvain Geboers (ufficiale nella 250), decidono di rimboccarsi le maniche e collaborare molto insieme: vengono usate forcelle a steli rovesciati, tagliati e modificati i telai, resettati i leveraggi e sperimentate nuove soluzioni in modo da migliorare in tutto e per tutto la moto.


Ci si presenta così a Tarare, in Francia, per correre il primo GP della stagione. Nella prima manche vince lo svedese Christer Hammargren, altro pilota Yamaha, mentre DeCoster rompe il motore della sua Suzuki, ma in gara-2 parte in testa e ci rimane fino alla fine. La seconda gara è sul circuito austriaco di Sittendorf, dove le basse temperature e le brutte condizioni del tracciato (essendo in Austria, la pista è in mezzo alle Alpi e non è raro che il clima sia rigido) causano enormi problemi ai piloti: tra rotture meccaniche e ritiri, in pochissimi riescono ad arrivare al traguardo e DeCoster e Bauer non sono tra questi; il pilota cecoslovacco della CZ Jiri Stodulka, grande pilota di enduro che quindi ha una certa dimestichezza con le condizioni estreme, vince tutte e due le manche. Nel GP finlandese, sulla pista di Tikkurila, fa il suo debutto la Yamaha 500 equipaggiata con il sistema Cantilever ed è un esordio col botto: Hammargren vince la prima manche e la classifica assoluta, mentre il suo compagno di squadra van Velthoven ottiene due secondi posti; DeCoster rompe nuovamente il motore nella prima manche e si rifà nella seconda in cui, con il propulsore nuovo, riesce a vincere.


La quarta prova è in Italia, a Cingoli, dove Roger sembra aver finalmente preso le misure al nuovo campionato: trionfa d’autorità in entrambe le manche e si porta in testa alla classifica generale, nella gara che è segnata anche dalla splendida prova del piemontese Giuseppe Cavallero, che nella prima manche ottiene un secondo posto allora impensabile per i piloti azzurri. A partire dal GP successivo in Cecoslovacchia, però, la Maico reagisce e monta sulla moto di Bauer una nuova sospensione posteriore; il pilota tedesco cambia improvvisamente ritmo e vince perentoriamente entrambe le manche, relegando DeCoster al ruolo di inseguitore.


Si arriva così al 24 giugno, una data storica per quanto riguarda il motocross, perché per la prima volta in assoluto si disputa il GP degli Stati Uniti. Teatro dell’evento è la pista di Carlsbad e per l’occasione la Maico monta un motore da 400cc sulla moto di Bauer, considerando questo propulsore più adatto al fondo duro e liscio della pista californiana; DeCoster, dal canto suo, è sempre alle prese con la continua evoluzione della sua moto, che non è ancora a punto come quella del rivale. All’evento sono presenti tutti i migliori piloti statunitensi: oltre a Brad Lackey, un altro idolo è il pilota della Bultaco Jim Pomeroy, che all’inizio dell’anno era stato il primo americano della storia a vincere un GP iridato (in Spagna nella 250), ma la Casa iberica, non avendo una 500, è costretta a farlo correre con una Pursang 325 di serie. Nella prima manche Bauer rimonta su DeCoster partito al comando e lo precede sul traguardo; nella seconda i due locals Gary Jones e Brad Lackey scattano davanti, ma Jones rompe ben presto il telaio della sua Honda e si deve ritirare, mentre Lackey viene risucchiato dai due piloti Maico Bauer e Wolsink, poi anche dagli ufficiali Yamaha van Velthoven – Hammargren e dall’inglese John Banks su BSA, finendo sesto, migliore dei piloti americani (insieme a John DeSoto, nono nella prima manche). Per DeCoster, invece, è una gara da dimenticare, a causa della rottura di una molla degli ammortizzatori della sua Suzuki (tranne la Yamaha tutte le moto al posteriore sono ancora dotate della doppia molla) che lo spinge fuori dalla zona punti.


Bauer sta vivendo un momento magico e nel GP successivo, a casa sua nella Germania Occidentale, conquista la quinta vittoria di manche consecutiva; nella seconda batteria, però, interrompe la sua striscia a causa di un ritiro e cede il successo di giornata a DeCoster. Per il pilota della Maico non è altro che un incidente di percorso e il riscatto arriva prontamente a Namur, dove si corre l’ottava prova: Willy ottiene una stupenda vittoria in entrambe le manche, umiliando DeCoster, considerato il padrone incontrastato del circuito della Citadelle. A partire dalla gara in Cecoslovacchia, Bauer ha conquistato ben 7 vittorie su 8 manche e, grazie a questo incredibile forcing, si è guadagnato la testa della classifica.


Il nono appuntamento è in Lussemburgo, dove lo svedese Ake Jonsson su Yamaha spezza il dominio di Bauer e DeCoster (che durava ininterrotto da Cingoli) conquistando una doppietta; per i due grandi rivali la giornata non è delle migliori, ma per il tedesco è comunque da intendersi più che positiva: DeCoster, infatti, non guadagna nessun punto, mentre Willy, grazie al secondo posto nella batteria conclusiva, guadagna altre 12 lunghezze sul campione in carica e si presenta così all’ultima prova con un vantaggio di 14 punti.


Il GP decisivo si corre sulla pista di Sint Anhonis, in Olanda, e per DeCoster è un dejavù, visto che già nel 1972 si era fregiato del titolo ai danni di Aberg proprio sulla pista olandese. Quest’anno, però, la situazione è molto difficile per Roger, visto che Bauer gode di quasi una manche di vantaggio (il punteggio dell’epoca assegna 15 punti al primo e premia solo i primi dieci). Ma in gara succede di tutto a entrambi: nella prima manche addirittura DeCoster è protagonista di una caduta a causa di uno spettatore ed è costretto ad una furiosa rimonta, mentre per qualche gioco del destino Bauer è tradito dalla sua Maico proprio nella giornata più importante. Alla fine della giornata il tedesco è sempre costretto al ritiro, mentre DeCoster totalizza due quarti posti che gli valgono 16 punti, cioè 2 in più di quelli che aveva di ritardo dal rivale rimasto fermo, e che gli permettono di festeggiare il terzo titolo iridato consecutivo. La classifica finale dice DeCoster 145, Bauer 143 e van Velthoven 122. La vittoria assoluta del GP va invece ad un Ake Jonsson in grandissima forma in questa fase finale del campionato, mentre Gerrit Wolsink si aggiudica l’ultima manche dell’anno.

Lo stesso Wolsink, che nel 1973 da pilota Maico aveva appoggiato la regola sui limiti di peso delle motociclette, nel 1974 diventerà compagno di squadra di DeCoster alla Suzuki e pagherà lui stesso le conseguenze delle nuove norme, dovendo correre con una moto da rimettere a punto totalmente. DeCoster, infatti, è stato sottoposto per tutta la stagione ad uno stress fisico e mentale enorme, che lo ha fatto arrivare a fine anno davvero molto stanco; in alcune occasioni, pur di migliorare e rendere performante la motocicletta, ha dovuto addirittura rinunciare agli allenamenti perché costretto a lavorare sulla messa a punto fino a notte fonda. Ma nonostante questo Roger a fine anno vince anche il Motocross delle Nazioni 500 e il Trofeo delle Nazioni 250 (la creazione dell’evento a classi unificate avverrà solo nei primi anni ’80) con la squadra nazionale belga.


De Coster chiuderà la carriera agonistica alla fine del 1980 con all’attivo un palmares incredibile: cinque titoli mondiali e 36 GP tutti nella classe 500 (un record che verrà superato solo da Joel Smets), quattro affermazioni alla Trans AMA e ben tredici successi come capitano della squadra belga nel Motocross e nel Trofeo delle Nazioni. Successivamente coglierà numerosissime vittorie anche come team manager in America, sia della squadra USA al Nazioni che dei team Honda e Suzuki nel Supercross e National. Per quanto riguarda Willy Bauer, invece, purtroppo la vita non sarà molto generosa con lui: nel 1975 si classificherà al terzo posto nel mondiale 250 in sella alla Suzuki, ma nel 1978 subirà un brutto incidente in una gara in Scozia che lo costringerà su una sedia a rotelle.


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