“UNA BIRRA COL KAISER: i mondiali piu belli (episodio2)”

Scritto lunedì 27 Dicembre 2010 alle 09:30.


Seconda puntata del nostro appuntamento con la storia delle edizioni più belle del mondiale motocross. Mi fa molto piacere che l’idea vi sia piaciuta e che abbiate dedicato tempo a rituffarvi nel passato del nostro sport attraverso il racconto della mitica sfida Falta – Moiseev. Spero, a nome di tutta la “squadra vintage” del Bars, di poter soddisfare la vostra curiosità fino alla fine delle puntate.


Come già spiegato nella presentazione dello scorso episodio, non sarò il solo a fare da narratore in questo viaggio, ma mi alternerò insieme agli altri compagni che hanno deciso di imbarcarsi con me; questa settimana il ruolo di cicerone tocca a Famopar Fabio Foresio, uno dei massimi esperti vintage del forum, che ci racconterà la storia del mondiale 125 del 1984, quello che ha incoronato il primo Campione del Mondo italiano della storia del motocross.


1984 (125 cc): MADDII, RINALDI E UNA POLTRONA PER DUE

Il motocross italiano, almeno a livello di piloti, è stato per molto tempo di “serie B” rispetto ai mostri sacri belgi, inglesi o svedesi e ci sono voluti anni di apprendistato, scuole e lavoro formativo della nostra Federazione (anche con corsi di guida tenuti proprio dai grandi campioni stranieri dell’epoca) per raggiungere un buon livello di competitività. La prima vittoria di un italiano in un GP iridato arriva solo nel 1979, ad opera di Mauro Miele, ed è il preludio ad una stagione di grandi successi che il cross azzurro, brulicante di appassionati, attendeva da troppo tempo.


Negli anni ’80, finalmente, cominciano ad affacciarsi piloti in grado di competere ad alti livelli e con continuità nel Campionato del Mondo. Corrado Maddii e Michele Rinaldi sono le due punte di diamante azzurre, vanno forte, godono di grande popolarità e spaccano in due il tifo italiano: se un appassionato tifa per Maddi non può automaticamente sostenere Rinaldi, e viceversa.

Maddi-Rinaldi immagine di repertorio


Sono due ragazzi molto diversi sotto tutti i punti di vista: il parmense Rinaldi è estroverso, istintivo, generosissimo nella guida, molto forte sui terreni smossi e fangosi; l’aretino Maddii invece ha un carattere più chiuso e riflessivo, che si riflette nella sua guida fredda e calcolatrice, è certamente un ottimo collaudatore ed è imbattibile sui terreni duri e sul guidato. Entrambi sono stati vincitori con la squadra Italiana della Coppa delle Nazioni 125, “ad honorem” nel 1981 (insieme a Miele e Barrozzi), sulla pista di Casale Monferrato, e “ufficialmente” nel 1982, sulla pista di Montevarchi (insieme a Magarotto e Andreani).


La loro rivalità è comunque sentitissima. Nel 1982 sono compagni di squadra alla Gilera, in un periodo in cui l’industria Italiana è fortemente impegnata nel Mondiale 125 (loro stessi provengono da Case italiane: Rinaldi dalla TGM e Maddii dall’Aprilia). Entrambi vogliono una moto per vincere e nell’inverno 1981/82 Maddii butta alle ortiche un contratto già firmato pur di passare alla Gilera e correre con le stesse chance tecniche di Rinaldi, che già da un anno è pilota della Casa di Arcore; è talmente deciso che non chiede soldi per il suo ingaggio, ma solo premi gara. A questo proposito vale la pena raccontare un aneddoto sulla fornitura delle sospensioni per dare l’idea dell’esasperazione della situazione. Avendo Maddii fama di essere un buon collaudatore, Jan Witteveen, direttore tecnico della Gilera, non si lascia scappare l’occasione di sfruttarne il lavoro e per la preparazione invernale gli affida la sperimentazione delle sospensioni Marzocchi (forcella) e Ohlins (ammortizzatori); l’accordo prevede che, mentre Maddii sperimenta queste sospensioni, Rinaldi sviluppi le Fox, per poi effettuare dei test comparativi prima del Mondiale e decidere la soluzione migliore. Ma al primo GP della stagione, a Lovolo, le moto da gara portate da Arcore montano sospensioni Fox; il manager Gilera Nick Bianchi spiega a Maddii che è già stato tutto deciso senza le prove previste e che si sarebbe corso con le Fox. Corrado, però, è convinto che quelle sospensioni non funzionino bene e s’infuria per il mancato rispetto degli accordi: getta letteralmente le Gilera giù dal camion, parte per tornare a casa e solo Witteveen e Pernat (addetto stampa Gilera), incontrati per caso in macchina, riescono a calmarlo e convincerlo a tornare sui suoi passi.

Maddii-1983 immagine di repertorio


La stagione 1982 è segnata da una notevole serie di rotture meccaniche alle due Gilera, soprattutto quella di Rinaldi, ma nonostante questo i portacolori della squadra di Arcore chiudono il Mondiale al secondo (Maddii) e terzo posto (Rinaldi). Al termine di questa stagione le strade dei due rivali si dividono: la serie di guasti tecnici spinge Rinaldi a scegliere una moto giapponese (la Suzuki) per il 1983, mentre Maddii assiste alla fine del team Gilera, dovuta ad una serie di incomprensioni e problemi interni, e decide di seguire l’ingegner Witteveen alla Cagiva.


Rinaldi chiude il Mondiale dell’83 al secondo posto, dietro al compagno di squadra Eric Geboers. A fine stagione si fa operare al ginocchio per affrontare al meglio la stagione successiva, ma a quel punto la Suzuki, con cui è impegnato contrattualmente per un altro anno, gli comunica che ha deciso di ritirarsi dalle competizioni. Invece di trovare un’altra squadra, però, Michele decide di correre ancora con la Suzuki e diventare manager di se stesso; trova degli sponsor che lo aiutano, si fa seguire dal suo meccanico Iller Aldini e riesce a farsi lasciare dalla Suzuki il camion, le moto e i ricambi della stagione precedente. Dimostrando grande capacità organizzativa (una dote che mostrerà anche in futuro…), è riuscito comunque ad avere quello che voleva per tentare l’ennesimo assalto al titolo.


La stagione 1984, però, comincia molto male per Rinaldi: durante un indoor infrasettimanale a Parigi accusa un problema alla spalla, che si ripete anche la domenica successiva a Maggiora. In entrambi i casi, per due gare consecutive, la spalla esce e rientra dalla sede, ma nessuno ci crede…

Si arriva così alla prima del Mondiale, in Italia, a Vittorio Veneto. Oltre a Rinaldi e Maddii, tra i protagonisti annunciati ci sono due olandesi: Kees Van der Ven, proveniente dalla 250 per affiancare Beppe Andreani nel team KTM, e Dave Strijbos, in sella all’Honda del team Venko; poi ci sono anche lo sfortunato Alain Lejeune ed i nostri Massimo Contini e Michele Fanton. Van der Ven vince entrambe le manche, mentre i nostri sprofondano in un mare di guai. Maddii non fa neanche un punto a causa della rottura dell’albero del cambio nella prima manche ed una caduta in cui si lussa le dita di una mano nella seconda, mentre a Rinaldi va anche peggio, visto che dopo il secondo posto nella prima manche subisce di nuovo la lussazione della spalla, stavolta in modo definitivo. L’unica soluzione possibile è l’operazione: Michele salterà i successivi GP e la sua corsa al titolo è già praticamente chiusa.

immagine di repertorio Rinaldi-infortunio


La domenica successiva si corre in Olanda, a casa di Van der Ven, dove, nonostante l’infortunio alla mano ed il fondo sicuramente non favorevole, Maddii ottiene un quinto posto che vale i primi punti mondiali; nelle gare successive, in Belgio ed Austria, Corrado riesce ad essere molto regolare fra i primi e recupera una buona posizione in classifica. Quando Rinaldi rientra, nel GP di Germania (quinto appuntamento stagionale), il suo ritardo dalla vetta è di 105 punti: lui, infatti, è fermo ai 17 punti della prima manche di Vittorio Veneto, mentre Kees Van der Ven conduce a quota 122, davanti a Strijbos (102), Pekka Vehkonen (87) e Corrado Maddii, quarto con 86. Michele è finalmente in forma e non ha nulla da perdere, non gli rimane che provare a vincere quante più gare possibili.


Il 17 giugno si corre il GP di San Marino, settima prova, e Maddii coglie una strepitosa vittoria che lo porta in testa alla classifica generale: si sta realizzando il sogno di vedere un pilota Italiano vincere il mondiale, perdipiù in sella ad una moto Italiana. Da quel momento l’aretino cambia tattica di gara, limitandosi a controllare il secondo in classifica e piazzare la zampata solo nel caso in cui l’occasione sia propizia. Nel frattempo in Francia, Spagna e Finlandia, Rinaldi è un vero e proprio rullo compressore, conquistando le vittorie assolute e recuperando notevolmente il distacco in classifica.


Si arriva così al 12 agosto a Folkendange, una frazione di Ettlebruck, dove si corre il GP del Lussemburgo, l’ultimo della stagione. In lizza per il titolo ci sono solo i due Italiani: Maddii con 299 punti e Rinaldi con 269; il terzo è Van der Ven, staccato di 64 lunghezze, che non può più recuperare visto che ci sono 40 punti in palio per ogni GP (all’epoca i GP mondiali assegnano 20 punti, non 25, per ogni vittoria di manche). Il vantaggio di Maddii è rassicurante e la conquista del titolo sembra una formalità, soprattutto per un pilota che fino a quel momento aveva mostrato grande freddezza e capacità di controllo; Rinaldi ha comunque il merito di essere riuscito a rimanere in corsa fino alla fine, ma le sue speranze sono quasi nulle.


Ma succede l’incredibile. A pochi minuti dalla fine delle prove ufficiali Maddii, nonostante un tranquillo secondo tempo provvisorio, decide di rientrare in pista per effettuare un ultimo giro cronometrato, ma non si avvede dell’arrivo di Michele Fanton lanciato per fare il suo tempo: l’impatto è inevitabile e violentissimo, Maddii si frattura tibia e perone e viene portato via in barella, tra lacrime di rabbia, dolore e disperazione per la situazione che improvvisamente scappa di mano.


Quella che segue è una serie di vicende umane straordinarie, che dimostra come la rivalità nello sport, per quanto accesa, possa essere condotta con dignità e massimo rispetto. Rinaldi, che per vincere il mondiale deve comunque fare una grande prova e conquistare 31 punti su 40 disponibili, dichiara di non voler disputare la gara per non approfittare di una situazione del genere; solo una visita al camper dello sfortunato Maddii, che lo sprona a correre comunque, unita ad una riunione in serata i piloti Suzuki Eric Geboers e Georges Jobè, gli fanno cambiare idea. Nel frattempo Fanton non riesce a darsi pace per quanto successo, è disperato e neanche lui vuole correre; incredibilmente è lo stesso Maddii a consolarlo e a dirgli di non prendersela, e Fanton stesso tempo dopo tempo dopo dichiarerà che se non fosse stato per la presenza sul campo dei vertici Aprilia non avrebbe gareggiato.

Rinaldi-1984 immagine di repertorio


In questo susseguirsi di eventi il giorno della gara Rinaldi fa sua la prima manche, ma nella seconda parte male e guida molto contratto, fa fatica a recuperare, addirittura a distanza di anni confiderà in un’intervista che l’olandese Jan Postema gli ha lasciato strada visto che non riusciva a superarlo; alla fine termina quarto e per tre lunghezze conquista il titolo mondiale, il primo per un pilota italiano. Ironia della sorte quello del Lussemburgo è proprio il primo GP vinto in carriera da Michele Fanton, grazie ad un secondo e un quarto posto di manche, ma né lui né Rinaldi riescono a festeggiare come la situazione suggerirebbe: il pensiero a quanto successo il giorno prima è inevitabile. A fine gara Jobè e Geboers stappano una birra per fare un po’ di schiuma, ma Michele non gioisce, non era così che voleva vincere il titolo. Ai giornali commenterà: “Sono cinque anni che rincorro questo titolo e guarda se devo essere in questo stato d’animo quando riesco a vincerlo. Non me la sento di gioire più di tanto, avrei voluto vincere ma non con Maddii ridotto in quella maniera. Se guardo indietro non ho niente da rimproverarmi, sono stato fermo tanto tempo, ma un mondiale lo si deve vincere a braccia spalancate, urlando di gioia; io non mi trovo nelle condizioni psicologiche di farlo”.

 

Così, con questo velo di amarezza, si è consumata la vicenda del primo grande trionfo italiano. Entrambi i piloti hanno dovuto fare i conti con la sfortuna ed entrambi avrebbero meritato di essere premiati con la corona iridata; l’albo d’oro, spietato, scrive solo un nome per volta da destinare all’immortalità, ma la storia non può dimenticare il mondiale vinto da Rinaldi e perso da Maddii.


Bene, anche per questa volta abbiamo finito. Appuntamento all’anno nuovo con la terza puntata:

1980: NEW GENERATION