UNA BIRRA COL KAISER La Pagella di fine anno!!!!!!!!!

Scritto venerdì 8 Ottobre 2010 alle 11:17.

 

Ed eccoci qui,con i promossi,i bocciati e quelli rimandati,forse oggi è meglio dire col debito,le PAGELLE di FINE ANNO,un anno con tante soddisfazioni e delusioni,vinti e sconfitti,dove la penna del Kaiser lascia il verdetto assoluto sulla stagione,massacrando o salvando “l’alunno” del Campionato del Mondo di Motocross!!!!!!!!!!!!!

 

È passato quasi un mese dalla fine del campionato del mondo, ma visto che il geniale calendario dell’anno prossimo prevede di far ricominciare il mondiale addirittura dopo la fine del Supercross, così da far partecipare tutti i giovincelli al campionato indoor e averne quanti più possibile rotti prima ancora di cominciare, di tempo per riflettere e fare i conti su questo 2010 ne abbiamo fin troppo.


È stato un anno di grandi novità, come la prima edizione della MX2 under 23, il debutto della KTM 350 guidata da Cairoli e gestita da De Carli, la Yamaha fatta a rovescio in stile Vertemati e il ritorno a sorpresa del GP USA (seppur snobbato da piloti e pubblico locali) 11 anni dopo l’ultima volta a Budds Creek. Ma è stato anche un anno di grandi conferme: innanzitutto i due campioni del mondo, Tony Cairoli e Marvin Musquin, ancora loro, ancora i più forti; e poi i bambini prodigio capaci di vincere al debutto (dopo Roczen quest’anno è venuto fuori anche Herlings), l’inarrestabile esodo di talenti verso gli USA, le Case giapponesi che continuano a fregarsene del mondiale, i team che chiudono, la sorella di Balbi che finisce di nuovo a punti, il problemone dei centimetri di sponsor sulla maglia azzurra mentre nel frattempo le piste chiudono e i giovani vanno sempre più piano. Ci vogliamo mettere anche l’infallibile sistema “2 metre max” per la fonometrica che a quanto si legge sui giornali e si sente in pista ha ottenuto gli stessi risultati di Cannavaro tra Juve e Italia? Mettiamocelo va’, visto che tanto il rumore delle moto ultimamente non da’ fastidio a nessun vicino del mondo…


Insomma, una stagione in cui tutti si erano impegnati a soffiare venti impetuosi di rivoluzione, ma che alla fine ci ha salutato con una bonaccia di certezze, più o meno positive, che prevedevamo già prima di cominciare. Perché noi appassionati dobbiamo solo guardare da lontano, applaudire tutti per lo show (anche quelli che restano a casa col mal di pancia… ma si sa, a novembre ci si ammala e a Genova c’è umidità), comprare i braccialetti per l’equilibrio e sgasare felici sulle nostre nuovissime moto a iniezione, con le sospensioni che scrubbano da sole e la manetta che si può girare direttamente dal PC di casa; il tutto mentre da qualche parte abbiamo ancora da piazzare il nostro bel 4T usato, che due anni fa ci dicevano fosse il top del secolo e adesso invece è già diventato un “pezzo de fero”.


Anarchico? No, conservatore.


A. CAIROLI: 10 Per la prima volta in carriera corre su una KTM, per la prima volta in carriera è pilota ufficiale al 100% e per la prima volta in carriera vince per il secondo anno di fila. Le novità finiscono qui, il resto sono conferme: quarto titolo mondiale, pilota italiano più grande di tutti i tempi e indiscutibilmente il più forte in circolazione oggi in Europa. Per quanto riguarda l’America… beh, l’anno scorso Tony bastonò tutti a casa sua, quest’anno gli americani lo hanno bastonato a casa loro… vedremo l’anno prossimo la bella.


M. MUSQUIN: 9,5 Parte da dove aveva finito il 2009, cioè vincendo a destra e a manca come uno schiacciasassi, poi approfitta anche dei guai di Roczen per accumulare un vantaggio enorme e confermarsi campione in scioltezza con una gara d’anticipo, salutando l’Europa da numero 1 come aveva promesso. Tuttavia ci lascia con un dubbio, perché nelle ultime gare Roczen lo ha suonato come un tamburo e la sua condotta di gara è stata difficile da interpretare: davvero Marvin ha sempre trotterellato senza voler rischiare troppo, lasciando da parte l’orgoglio anche una volta conquistato il titolo, oppure Ken è diventato effettivamente più veloce di lui? Peccato che non ci sarà un mondiale 2011 a poterci rispondere.


K. ROCZEN: 9.5 Coi “se” e coi “ma” non s’è mai fatta la storia, ma il caso di Ken merita il beneficio del dubbio, perché sono veramente tanti i punti che ha perso non per colpa sua; in America e Francia non è stato al top, ma per il resto della stagione è stato sempre uno dei due piloti più veloci in pista, insieme a Musquin o Herlings, e alla fine le numerose rotture meccaniche, gli occhiali “dispettosi” in Germania e il tamponamento del doppiato Tonkov in Portogallo hanno pesato eccome. Se a questo ci aggiungiamo che nelle ultime 5-6 gare è andato costantemente più forte del campione del mondo, allora c’è veramente da pensare.


C. DESALLE: 9 Scala un altro gradino verso la vetta e si guadagna il titolo di vicecampione, nonostante un infortunio lo abbia costretto al doppio zero a Valkenswaard. Considerando che davanti c’è Cairoli e che l’unico modo per batterlo è sperare in qualche sua disavventura, il buon Clement ha fatto il massimo.


M. NAGL: 8,5 Partito con la tabella rossa nel primo GP ed altri ottimi piazzamenti, subisce un infortunio in Francia, proprio all’inizio di una lunga serie di gare consecutive; ma Max, coraggioso ai limiti della follia, decide di correre comunque con viti e travi dentro le braccia, manco fosse un cantiere umano, soffre come un cane bastonato e alla fine manca il podio per soli quattro punti.


D. PHILIPPAERTS: 7,5 Annata globalmente positiva per DP. Partiva senza la pressione di doversi riconfermare campione ed è stato sempre molto solido, nonostante qualche problema alle sospensioni, con gli acuti in Francia e Brasile a coronare il suo terzo posto finale; in pratica la sua è stata una replica della stagione 2008, l’unica differenza è che con l’avvento di Cairoli la regolarità non basta più per vincere.


S. FROSSARD: 8 Riesce a trovare la continuità che gli era sempre mancata finora e viene premiato dal podio finale, sebbene a una vita di distacco dai primi due. Perla della sua stagione la vittoria nel GP di Svezia, in un momento in cui sembrava davvero in grado di potersi inserire definitivamente nella lotta per i successi parziali.


S. RAMON: 7 Un altro mondiale, l’ennesimo, portato a termine da protagonista e a soli 10 punti dal podio. Nelle prime prove sembra faticare più del solito e riesce ad andare forte solo a Valkenswaard, poi, una volta sbolliti gli entusiasmi di inizio stagione dei suoi più giovani avversari, emerge dal gruppo ed infila una serie di piazzamenti da podio, chiudendo con la vittoria di manche nell’ultima gara a Fermo. A 31 anni Steve è ancora una garanzia.


J. HERLINGS: 9 Fino all’infortunio di Loket lotta per il podio praticamente in tutte le gare e conquista ben due GP, in casa a Valkenswaard e in Lettonia, dimostrandosi un vero mostro sulla sabbia: davvero niente male per un debuttante. Ora si ritroverà Roczen in squadra, per un confronto stellare tra teenager; il tedesco parte favorito, anche perché ora anche lui avrà Everts vicino ad aiutarlo, ma Jeff non deve fare l’errore di sbagliare l’atteggiamento a questa sfida.


Z. OSBORNE: 7 Partito in crescendo, tocca l’apice della sua stagione ad inizio estate, nel trittico di GP in America, Francia e Germania, poi il suo rendimento comincia a calare, a causa soprattutto di partenze disastrose, e Zach perde il treno per il terzo posto.


J. ROELANTS: 7 Con la moto vecchia e l’inguidabile PDS (che comunque fino all’anno scorso i mondiali li vinceva lo stesso) finisce quinto, a un punto dal quarto posto di Osborne, sale tre volte sul podio e si mette dietro l’ufficiale Simpson. Joel non è un fenomeno e probabilmente non sarà mai neanche un campione, ma sta crescendo lentamente e diventa ogni anno più solido; gli manca solo un altro step per stare costantemente coi primi.


TEAM KAWASAKI MX1: 5 Solo il giovane rookie Boog salva la baracca con prestazioni grintose, mentre gli altri due blasonatissimi Barragan e Porucel si arenano tra infortuni e problemi vari. Seb riesce almeno a chiudere in bellezza con l’ottima prova di Fermo, ma non erano certamente questi i piani a inizio stagione.


K. DE DYCKER: 4,5 La sorprendente doppietta di Teutschenthal è l’unica fragola in un campo di cicorie per il gigante belga, apparso sempre più demotivato e fuori condizione col passare delle gare. L’esperienza con Ricci e la Yamaha è stata un fallimento, indispensabile cambiare aria.


S. SIMPSON: 6 Porta ancora i segni di un infortunio tremendo, che se non gli ha interrotto la carriera sicuramente gliel’ha pregiudicata; la grinta c’è, la moto ufficiale pure, ma mancano velocità e tenuta fisica, perché troppo spesso e troppo presto durante la manche Shaun accusa la fatica. Qualche nuovo acciacco sul finire di stagione gli ha impedito di fare suo il quarto posto in classifica, distante solo 30 punti da lui.


D. GUARNERI: 6,5 Superiore alle aspettative (almeno le mie) l’approccio del Pota nella classe regina, nono e secondo miglior debuttante in classifica dopo Boog. Concreto, sempre ben piazzato, in qualche occasione addirittura si inserisce tra i primissimi (in Svezia soprattutto), ma alla fine gli manca la zampata per cogliere il risultato di prestigio. La collaborazione con Bervoets e il team LM sembrava proficua, almeno in termini di risultati; peccato si sia interrotta.


M. MONNI: 6,5 Anche lui merita un plauso, non solo perché è tornato a correre solo pochi mesi dopo il bruttissimo infortunio in Portogallo, che ha bloccato pesantemente un avvio di stagione incoraggiante, ma anche perché lo ha fatto con ancora più grinta di prima.


G. PAULIN: 7 Si fa male prima ancora di cominciare e rimane fuori da tutti i giochi per il podio finale; oltretutto quando rientra non è brillantissimo e ci mette un altro paio di mesi a carburare. Alla fine salva la stagione con qualche podio e la vittoria nel GP di Lierop, riguadagnando fiducia e credibilità.


J. COPPINS: 6 I proclami magniloquenti di febbraio (“sono sicuro di poter vincere un GP” e cose del genere) si sono scontrati con una realtà molto più dura di quanto forse Joshua stesso credeva; ma lui, da grandissimo professionista qual è, onora l’impegno fino alla fine e nel finale di stagione piazza i risultati migliori. Saluta il mondiale uno dei piloti più forti degli ultimi 10 anni.


A. LUPINO: 5 Se un pilota sbaglia 29 partenze su 30 (31 su 32 se ci mettiamo pure il Nazioni) e nell’unica che imbrocca finisce terzo, allora è giusto farsi rodere un po’, perché di sicuro non avrebbe vinto il mondiale, ma qualcosa di meglio del quattordicesimo posto poteva fare; per esempio battersela tranquillamente con gente come Charlier o Kullas.


TEAM GARIBOLDI: 6,5 A proposito di Charlier e Kullas, giudizio positivo per l’esordio del team Gariboldi nel mondiale, con entrambi i piloti sempre ben piazzati e spesso anche protagonisti tra i primi. È mancata solo la ciliegina sulla torta della top ten finale.


R. GONCALVES: 5 Si presenta in MX1 da vicecampione del mondo MX2 e con la 350 ufficiale, quindi ci si aspetta di vederlo spesso tra i primi. E invece Rui incappa in una stagione molto opaca, con un infortunio a inizio stagione e tanti piazzamenti fuori dalla top ten; unico acuto la bella prova di Lierop, ma è troppo poco.


A. BOISSIERE: 6,5 Fino al momento dell’infortunio fa vedere a tutti grande grinta e velocità, assistito anche da una moto che gli permette di spararsi spessissimo tra i primi fuori dal cancelletto; peccato l’assenza nelle ultime gare, altrimenti nella lotta per la top ten ci sarebbe rientrato anche lui.


E. BOBRYSHEV: 7 Anche lui al debutto in MX1, una cilindrata sicuramente più adatta al suo fisico imponente, sorprende tutti con piazzamenti che gli valgono il decimo posto finale nonostante l’infortunio in Brasile lo costringa a saltare le ultime tre gare; rimarchevole soprattutto la prova in Lettonia, dove lotta addirittura per la vittoria.


TEAM SUZUKI BEURSFOON: 4 Tradotto De Reuver e Strijbos, due piloti che fino a qualche tempo fa erano da mettere tra i sicuri protagonisti di ogni gara e che invece adesso sono ridotti a semplici comparse per via dei tanti infortuni e di una latente demotivazione, causata da anni di mancati risultati e occasioni perse. Sul viale del tramonto a soli 25 anni: anche questo è il motocross moderno.


N. AUBIN: 4 Anche lui sembra aver imboccato una strada senza uscita: terzo nel 2008 e grande favorito per il 2009, si perde in una stagione disastrosa per via di problemi personali, cambia team nel 2010 e va ancora peggio, nonostante ci metta di mezzo anche un salto di categoria. Bisognerebbe conoscerlo per capire cosa è successo, anche perché fisicamente è ancora integro e potrebbe tornare ai suoi livelli.


C. SOUBEYRAS: 6 Presentarsi al mondiale con una KTM 250 2T, “la moto del demonio”, nell’era dei 350 e 450 4T a iniezione. Cedric lancia la sfida e ne esce a testa alta, con una sessantina di punti nel carniere (che sarebbero potuti essere molti di più se avesse partecipato alla tappa brasiliana, visto il livello penoso delle numerose wild card) e qualche bella soddisfazione tolta. Oppure pensate che col 350 avrebbe potuto vincere il mondiale?


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