UNA BIRRA COL KAISER!!!Le Pagelle di LIEROP!!!


Anche il nostro pagellaro era in vacanza,ma come tutti torna al lavoro,naturalmente,rigorosamente dal divano,stipula le sue pagelle,con qualche frecciatina per condire il tutto!!!

 

Non ero ancora nato quando Heinz Kinigadner vinceva il suo secondo e ultimo titolo della vecchia classe 250 con la KTM e nessuno, fino a quel momento, era ancora riuscito con quella moto a farlo nella 500, la classe regina dell’epoca. Ma quando sono nato mio padre aveva una KTM 250 in garage e così, insieme alla passione per il motocross, è cresciuto da subito il fascino esercitato da questa moto, da questo marchio dalla sigla breve, ma forte e intrigante come tutte quelle che si scrivono in maiuscolo: K T M. Mi piaceva da morire: lo scrivevo sui diari, sui quaderni, sui tavoli e le sedie della scuola, mi dannavo l’anima perché non riuscivo a disegnare il logo (è da lì che ho capito che mi conveniva imparare a scrivere bene, visto che in disegno ero negato), mi facevo regalare quintali di poster e adesivi dal povero Gianni Ulissi o da Milani per appiccicarli su ogni centimetro quadrato della camera o della bicicletta. Era una cosa morbosa, al punto che non m’interessava sapere se un pilota era italiano per tifarlo, ma solo se correva o no con una KTM.

Nel 1991 avevo appena cinque anni quando la KTM dichiarava ufficialmente fallimento. Ovviamente non potevo capire cosa significasse questo per un’industria, mi dispiaceva solo per il mondiale “rubato” dalla Honda a Healey. Adesso che lo so, sto pensando ai “padri fondatori” della KTM, a quelli che c’erano quando fallì e a quelli che l’hanno fatta risorgere: sto pensando a cosa direbbero oggi che questa Casa è diventata ufficialmente la regina del motocross, la moto migliore su cui salgono i piloti migliori. Nel mezzo, tra il fallimento e il trionfo, ci sono stati quasi 20 anni di progetti vincenti e progetti da buttare, scelte a volte geniali e a volte infelici, grandi campioni, giovani fenomeni, scalzacani, incompetenti e rubastipendi; comunque sempre uomini alle prese con macchine da mandare il più forte possibile, in una rincorsa affannosa dietro alle grandi ed intoccabili Case giapponesi, protette da una radicatissima forma mentis che le voleva (e in molti casi le vuole tutt’ora) per forza di cose superiori alle europee. Adesso però la musica è cambiata: chi compra una KTM sa di comprare un’ottima moto e chi ha una KTM ufficiale, di qualunque cilindrata essa sia, sa che deve correre per vincere, perché ha sotto il sedere la moto migliore.

C’è chi dice che è solo perché i giapponesi non investono più sul mondiale, chi dice che il merito è solo dei piloti e chi ancora spara scemenze sulla qualità di un prodotto che, almeno a livello di campionato del mondo, ha dimostrato di essere non una, ma due spanne sopra alla concorrenza. Non è certo colpa della KTM se in Giappone non hanno più interesse ormai da anni a vincere titoli nel motocross; non è colpa della KTM di Musquin se la Suzuki di Roczen si rompe ogni quarto d’ora; non è colpa di Cairoli se la KTM gli ha offerto un trattamento tecnico ed economico che gli altri non hanno potuto o voluto offrirgli; non è colpa della KTM se con una 350 si riesce a partire in testa e a vincere una manche solo con la terza sui salitoni di Glen Helen. E probabilmente non sarà neanche colpa della KTM se nessuno avrà la forza di tenere Roczen in Suzuki. Non si può colpevolizzare l’unica Casa che ancora investe fortissimamente sul motocross, così come si è fatto nel mondo dei rally-raid inventando regolamenti sempre più assurdi per invogliare le giapponesi a tornare alla Dakar ed interrompere così il monopolio austriaco: è come pretendere che l’Inter o il Barcellona regalino i loro campioni perché le altre squadre sono più scarse.

Fatta questa doverosa e sentita premessa alla doppietta mondiale arancione, augurandomi che ne seguano altre (e vabbè che non c’è battaglia, ma in fin dei conti anche la battaglia è solo merito dei piloti… no?), passiamo ai voti di questa domenica olandese.

 

CAIROLI: 10 “ATTILA: A come atrocità, doppia T come terremoto e traggedia, I come ir di Dio, L come lag di sangue, A come adesso veng e ti sfasc’ le corna”. Una rimonta travolgente e una cavalcata solitaria, condotte con una guida feroce e affamata, una superiorità che sulla sabbia non vedevamo più dai tempi di Smets (ma forse questo l’ho già detto sulle pagelle di Lommel?). Dove passa lui non cresce più l’erba… caro!


ROCZEN: 10 Quasi sicuramente avrebbe vinto anche la prima manche; attualmente non esistono ragionevoli dubbi sul fatto che lui sia il più forte, lo ha dimostrato ampiamente anche oggi, anche quando Musquin non aveva più la pressione del titolo da vincere. Peccato che la sua Suzuki non si sia dimostrata all’altezza, perché con la settantina di punti che ha perso per strada per colpa della moto adesso sarebbe stato il grande favorito per la battaglia finale a Fermo.


MUSQUIN: 7 Conquista ufficialmente il secondo titolo consecutivo, riuscendo nella difficilissima impresa di confermarsi ed affermandosi come uno dei migliori interpreti della MX2 degli ultimi anni. Peccato che tanta gloria sia arrivata con una gara in cui le ha buscate sonoramente, non solo da quello che pare sarà il suo sostituto nel team KTM, ma anche da Paulin e addirittura da Roelants, in gara con la moto “vecchia”.


PAULIN: 9 Ritorno alla vittoria quando ormai non ci si sperava più per il pilota di Rinaldi; ha approfittato dei problemi dei due capoclassifica ma ha anche mostrato una guida aggressiva, una condizione fisica al top (lo dimostra il forcing finale nella seconda manche) ed una condotta di gara finalmente impeccabile.


NAGL: 9 Se c’è qualcuno che può stare davanti a Cairoli, almeno quando cade o ha problemi, questi sono Nagl e Desalle. Fuori il belga per una serie incredibile di guai, Max è stato prontissimo ad approfittare della situazione nella prima manche, mettendo più secondi possibili tra sé e gli inseguitori e potendo quindi gestire con relativa tranquillità il calo fisico suo e il ritorno di Cairoli nel finale. Impossibile pensare alla doppietta, vista l’incredibile fame di vittorie che ha attualmente Tony, in gara-2 ha badato a non fare errori e portare a casa un altro podio.


ROELANTS: 8 Gran bella gara per “Rolando” e podio meritatissimo, anche se giunto grazie alle disavventure di Roczen. La sabbia è il terreno preferito suo e del PDS montato sulla sua KTM; lui è stato bravo ad ottenere il massimo da queste condizioni favorevoli.


GONCALVES: 7,5 Anche per lui la sabbia è un terreno amico. L’anno scorso a Lierop, quando era ancora in MX2, addirittura suonò l’imbattibile Musquin in una manche; quest’anno è finalmente riuscito a sfruttare il motore del suo aereo e a non retrocedere mestamente dopo una buona partenza (almeno nella seconda manche), collezionando una seconda posizione importantissima per lui e per la KTM, che può finalmente mostrare la bontà della 350 non solo riferendosi a Cairoli.


PHILIPPAERTS: 6,5 Passo indietro abbastanza evidente rispetto al Brasile, che non gli ha permesso di sfruttare al massimo le disavventure di Desalle. Ha lottato, come fa sempre, ma non ha trovato la forza di stare con i primi tre-quattro e alla fine ha rosicchiato solo 9 punti al suo rivale nella corsa al titolo di vicecampione. Anzi, adesso deve anche guardarsi le spalle da Nagl che è a sole 10 lunghezze da lui.


RAMON: 8 Il Maestro non delude mai quando c’è da usare la classe. Non ha avuto la forza di resistere a Cairoli nella prima manche e s’è fatto superare a mezzo giro dalla fine, ma non è colpa sua, quanto piuttosto è merito della strabordante forza del siciliano, che oggi come oggi è irresistibile per tutti. Momina ha avuto il coraggio di definire “grande campione” Sebastien Pourcel e “mezzo campione” lui, che vincerà anche poco, ma da 10 anni a questa parte è al top in ogni categoria e in ogni campionato che corre…


LUPINO: 5,5 Malissimo rispetto alla bella gara brasiliana (dove però c’è anche da dire che mancavano molti di quelli che abitualmente corrono in Europa), ma se ripensiamo a quello che ha combinato a Lommel è già un passo avanti. Peccato che sulla sabbia serva un gran motore e invece la sensazione è che se a lui montassero i pedali forse partirebbe più forte…


GUARNERI: 6,5 Due piazzamenti nella top ten in questo inferno sono da considerare molto positivi per un purista del duro come Davide, chiamato a Fermo ad una grande prova per chiudere in bellezza la stagione e, a quanto sembra, anche l’avventura (comunque molto felice in termini di risultati) col team LS Honda.


TEAM KAWASAKI: 4 Tra i cinque piloti “ufficiali” MX2 e MX1 il miglior bottino di punti l’ha raccolto Barragan, un altro che un tempo (un tempo colorato di arancione) la sabbia se la mangiava a colazione: 19, dodicesimo e undicesimo. Quasi quasi capisco la Kawasaki che non vuole investire nel mondiale…

Torna in alto